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Cirrosi epatica: rivoluzione in arrivo


Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine a cui ha preso parte anche l’Ismett di Palermo dimostra che l’uso precoce della Tips (Transjugular Intrahepatic Portosystemic Shunt) è più efficace della terapia medica convenzionale e riduce i costi. 

05 LUG - Arriva anche da Palermo una delle novità più importanti degli ultimi anni in tema di trattamento della cirrosi epatica. Uno studio appena pubblicato sul New England Journal of Medicine e a cui ha preso parte anche l’Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione (Ismett) ha infatti capovolto l’approccio terapeutico finora impiegato e dimostrato l’efficacia dell’impiego precoce della Tips (Transjugular Intrahepatic Portosystemic Shunt), una procedura di radiologia interventistica che, attraverso il posizionamento di una protesi metallica espandibile tra la vena porta e la vena cava, consente di ridurre l'aumento della pressione del sangue nella vena porta e quindi il rischio delle complicanze legate all’ipertensione portale.
Lo studio è stato condotto su 63 pazienti affetti da cirrosi epatica che presentavano un sanguinamento acuto da varici gastroesofagee da 7 centri europei (tra cui l’Ismett).
“Si tratta di uno studio importante che dimostra che occorre cambiare il nostro approccio terapeutico a questi pazienti”, ha dichiarato Angelo Luca, responsabile del dipartimento Servizi diagnosti e terapeutici dell’Istituto Mediterraneo e fra gli autori dello studio. “Fino a oggi infatti la Tips era utilizzata come seconda opzione terapeutica in quei pazienti in cui la terapia medica tradizionale non era efficace. Oggi sappiamo che l’utilizzo precoce della Tips, come trattamento di prima linea, non solo è più efficace nel controllare l’episodio di sanguinamento acuto, ma aumenta l’aspettativa di vita dei pazienti e riduce i costi sostenuti dal sistema sanitario nazionale in quanto diminuisce del 60% i tempi di degenza in terapia intensiva e più in generale i tempi di degenza in ospedale”.
Soddisfazione è stata espressa dal direttore dell’Ismett Bruno Gridelli: “Le collaborazioni nazionali e internazionali sono indispensabili per potenziare la ricerca”, ha sottolineato. “I risultati di questo studio, inoltre, sottolineano il ruolo fondamentale dell’integrazione tra cura e ricerca per il miglioramento continuo nella qualità delle terapie”. 

05 luglio 2010
© Riproduzione riservata

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