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Giornata mondiale contro la malaria. Morrone: “Dramma continuo e silenzioso soprattutto nell’Africa sub-sahariana”


Il direttore scientifico del San Gallicano ricorda come oggi si celebri la giornata istituita nel 2007. “Nel 2018 si stimavano nel mondo 228 milioni casi di malaria (in 89 paesi) con 405 mila decessi”

25 APR - “Mentre assistiamo alla rapida diffusione di SARS-CoV-2 e di Covid-19 a livello mondiale e mentre si cerca di mettere in atto tutte le misure sanitarie di contenimento è necessario non dimenticare che ci sono altri agenti infettivi e altre malattie in grado di provocare parimenti sofferenza e morte. La pandemia Covid-19 in atto sta rappresentando una prova del nove della solidità dei sistemi sanitari. Ma la malaria costituisce ancora un macigno sulle spalle delle persone più vulnerabili soprattutto nell’Africa sub-sahariana”. È quanto afferma il prof. Aldo Morrone, direttore scientifico dell’Irccs S. Gallicano di Roma, in occasione della Giornata Mondiale sulla malaria che si celebra in tutto il mondo il 25 aprile. 
 
“È necessario rafforzare la strategia globale di contrasto alla malaria nei prossimi 10 anni, potenziare la ricerca e lo sviluppo di nuovi strumenti per combatterla, sostenere l’accesso a una sanità di qualità sostenibile e centrata sulla persona, supportare le indagini epidemiologiche per una costante e aggiornata mappatura della malattia, coinvolgere le comunità perché solo una partecipazione attiva potrà contribuire realmente al contenimento della sua diffusione”, aggiunge lo specialista.
 
“Un mondo libero dalla malaria è l’obiettivo della World Health Assembly già dal 1955. E ormai siamo tutti concordi sul fatto che eradicare la malaria significhi salvare la vita a milioni di persone e avere un enorme ritorno economico. Mentre tutto il mondo è impegnato contro il Covid 19, non possiamo infatti dimenticare altre malattie terribili come la malaria. Sono convinto che la ricerca scientifica saprà dare una pronta risposta al Covid 19 e alla malaria”, rimarca infine Morrone.
 
I numeri. Nel 2018 si stimavano nel mondo 228 milioni casi di malaria (in 89 paesi) con 405.000 decessi, contro una disponibilità di investimenti per 2.7 miliardi di dollari (il 30% dei quali messi a disposizione dai paesi direttamente coinvolti) per contrastarla.
 
La situazione più critica si registra in Africa sub-sahariana dove si sono registrati il 93% dei casi totali nel 2018. Più della metà dei casi sono poi concentrati in Nigeria (25%), Repubblica Democratica del Congo (12%), Uganda (5%), Costa d’Avorio, Mozambico e Niger (4% in ognuno dei tre paesi). Inoltre, solo il 50% della popolazione a rischio può dormire sotto una zanzariera trattata con insetticida e solo il 30% delle donne in gravidanza ha ricevuto 3 o più dosi della profilassi.
Le conseguenze del permanere della diffusione della malaria sono anche indirette: in 38 paesi africani 11 milioni di donne sono state contagiate durante la gravidanza e, quindi, oltre 900.000 bambini sono sottopeso alla nascita o con grave anemia e di conseguenza hanno un rischio maggiore di morire entro i 5 anni di vita.
 
Diagnosi precoce e vaccino. Il prof. Morrone lavora da trent’anni in Africa ed è consulente scientifico di tre ospedali in Etiopia, nati tutti con finanziamenti italiani e gestiti da personale locale. L’ultimo, inaugurato nel 2014, ha sede a Sheraro che, come gli altri due, si trova nel Tigray, una regione rurale nel nord del paese africano. Il centro sanitario, è stato costruito grazie alla generosità di un medico veterinario italiano, Mario Maiani, a cui è intitolato.
 
Del contrasto alla malaria, oltre che alle altre patologie che toccano principalmente donne e bambini impoveriti, Morrone ha fatto la sua personale battaglia. Per molti anni, dal 2005 al 2016, in collaborazione con le autorità del Tigray, ha condotto un progetto per combattere la diffusione della malattia che ha coinvolto più di duemila operatori locali e raggiunto oltre 200 mila abitanti. Il progetto ha facilitato la diagnosi di malaria attraverso l’esecuzione del Rapid Diagnostic Test, un esame che, utilizzando una sola goccia di sangue prelevata dal polpastrello, consente in pochi minuti di stabilire la diagnosi di malaria da Plasmodium falciparum e di somministrare così, da subito, una terapia specifica che permette di salvare la vita delle persone. Il Plasmodium falciparum è il parassita della malaria più pericoloso e più diffuso in Africa, dove rappresenta il 99,7% dei casi stimati nel 2018.
 
Nel 2019 è partita la sperimentazione di un vaccino, il Mosquirix, in tre paesi africani sub-sahariani, Malawi, Ghana e Kenya, su bambini sotto i 2 anni. Al momento però la sua efficacia è intorno al 40%.
 

25 aprile 2020
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