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Cancro. L’arsenico può trasformare le staminali in cellule tumorali


Non solo è cancerogeno, ma può trasformare le cellule staminali in tumorali in meno di tre settimane e senza neanche toccarle. Come? I ricercatori non conoscono ancora bene il meccanismo, ma pensano che la sostanza sia in grado di far inviare alle cellule malate l’ordine di spegnere un particolare oncosoppressore.

17 APR - Che l’arsenico fosse una sostanza tumorale già era noto agli scienziati. Ma che potesse essere talmente potente da riuscire con la sua sola presenza e anche senza contatto diretto a trasformare le cellule staminali in staminali del cancro forse non se lo aspettavano neanche i ricercatori che l’hanno scoperto. Lo studio, che è stato pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives, è stato condotto dal National Institute of Environmental Health Sciences, uno dei NIH del governo statunitense che si occupa di ricerca su ambiente e salute. La sostanza tossica sarebbe infatti capace non solo di trasformare le cellule in tumorali, ma anche di far loro mandare segnali alle staminali stoccate nell’organismo in modo da trasformarle in maligne.
 
Mentre le cellule staminali normali sono essenzialiper la rigenerazione del tessuto e per la stabilità degli organismi, quelle del cancro sembrano essere la forza motrice per la formazione, la crescita e diffusione dei tumori: trasformare le prime nelle seconde, può quindi avere effetti molto negativi. È noto che le cellule staminali, normali o tumorali che siano, subiscano modifiche a seconda dell’ambiente in cui si trovano, a livello microscopico. Secondo questa recente scoperta però, non solo le condizioni delle cellule più vicine a loro influiscono sui cambiamenti cui vanno incontro, ma lo fanno anche quelle delle unità biologiche che non sono a contatto con loro. In particolare, il team condotto da Michael Waalkes, del NIEH, avrebbe dimostrato come in una co-coltura di staminali normali e tumorali, quando viene introdotto l’arsenico si nota una rapida trasformazione delle prime nelle seconde, anche se queste non sono a contatto. In meno di tre settimane si nota infatti anche una diminuzione dell’oncosoppressore PTEN, nelle staminali sane.
Per osservare questo fenomeno, gli scienziati statunitensi hanno usato cellule prelevate da una prostata, le hanno fatte diventare tumorali esponendole all’arsenico e poi le hanno fatte crescere in prossimità, ma non a contatto, con cellule staminali sempre della prostata. Così hanno dimostrato che anche se queste non erano state sottoposte direttamente all’arsenico, si trasformavano comunque in staminali del tumore. “Non sappiamo spiegare esattamente come questo accada”, ha commentato Waalkes. “Ma supponiamo che in questo processo possa essere coinvolta l’interleuchina 6, una molecola di signalling che è spesso implicata nei processi infiammatori, probabilmente non come unico fattore”.
 
Laura Berardi

17 aprile 2012
© Riproduzione riservata

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