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Fase 2. Gli epidemiologi Aie: “Potenziare contact tracing e capacità di fare i test”


È quanto rimarca l’Associazione Italiana di Epidemiologia in una lettera alle Istituzioni. Proposta anche l’estensione delle attività di sorveglianza sindromica, con un coinvolgimento mirato dei Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta che devono ricevere indicazioni chiare su strumenti e ruoli. LA LETTERA

04 MAG - “L’uscita dalla Fase 1, segna il punto di minima della circolazione sul territorio, in cui i contagi sono stati ridotti dall’isolamento generalizzato. Da questo punto in poi, l’aumentata mobilità crea le condizioni per nuove ondate epidemiche, prevedibili nel giro di circa otto settimane. L’alternativa è il controllo delle infezioni tramite capillari e armonizzate attività di prevenzione”. Lo afferma l’Associazione Italiana di Epidemiologia (AIE) che, in una lettera inviata alle istituzioni raccomanda la costruzione di un quadro di insieme di tutte le attività considerate prioritarie per interrompere le catene dei contagi da applicare ovunque e un salto tecnologico a supporto della prevenzione.
 
Ecco i punti prioritari:   
 
- Incremento immediato della capacità di accertamento diagnostico dei casi
Le capacità di identificazione dei casi sospetti di Covid-19 va rafforzata in modo sistematico e l’accertamento virologico va allargato anche a soggetti asintomatici con alto rischio di infezione. Il governo della procedura come già avvenuto per l’adeguamento della rete ospedaliera dovrebbe essere centralizzato, per assicurare analoghi e massimi livelli nelle capacità diagnostiche sul territorio nazionale. I casi identificati vanno isolati ricorrendo a strutture residenziali dedicate. Una rilevante quota di nuovi casi che registriamo ancora oggi sono conviventi di casi già accertati. Questi contagi vanno azzerati.
 
- Capillarità del contact tracing e supporto tecnologico
La capacità di identificare i contatti deve essere effettuata con procedure efficaci e omogenee nel territorio nazionale. Oltre al necessario e già richiesto potenziamento degli organici dei Dipartimenti di prevenzione, occorre anche un miglioramento  degli strumenti tecnologici a supporto di tutte le attività di sorveglianza, ma in particolare di quella dei contatti dei casi, di esecuzione delle indagini epidemiologiche e di follow up. Non è, infatti, possibile immaginare nel nuovo scenario epidemico che si continui con la registrazione cartacea dei dati e la loro successiva digitazione nei sistemi informativi. La quota di dati mancanti nelle casistiche nazionali è indicativa. Strumenti tecnologici per gli operatori di sanità pubblica, corredati di software pre-definiti, permetterebbe, invece, di armonizzare molte attività e trasmettere tempestivamente le informazioni. L’acquisizione centralizzata di tali strumenti per la prevenzione potrebbe salvare molte vite e ridurre i danni economici.
 
- Adeguamento e potenziamento dei sistemi di sorveglianza nazionale
E’necessario definire un sistema informativo unico nazionale per il monitoraggio delle attività di contact tracing e di controllo  sui focolai epidemici e ampliare le informazioni minime richieste a livello nazionale indispensabili per la descrizione, l’analisi e la gestione dei focolai epidemici (luogo di esposizione, abitazione, luogo di lavoro, ospedale, RSA/RSSA, altro da specificare, attività lavorativa , data del provvedimento di isolamento,  o altro).
 
 
Inoltre AIE raccomanda di:
- prevedere un sistema di gestione periferica delle informazioni derivanti dall’App Immuni nel rispetto delle prerogative di tutela dei dati personali con una chiara definizione dei percorsi delle persone che ricevono la segnalazione di esposizione, dei dati generati e delle responsabilità associate.
 
- investire sull’estensione delle attività di sorveglianza sindromica, con un coinvolgimento mirato dei Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta che devono ricevere indicazioni chiare su strumenti e ruoli. Tali attività potrebbero anche giovarsi di un’integrazione, almeno su base aggregata, dei dati provenienti dall’uso dei termoscanner da utilizzare nei luoghi di transito e lavoro (cantieri, fabbriche, visitatori e personale delle strutture sanitarie, supermercati, stazioni FS, metropolitane, aeroporti, ecc.), informazione che ora sembra andare a fondo perduto.

04 maggio 2020
© Riproduzione riservata

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