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Scompenso cardiaco. Impiantato il primo defibrillatore compatibile con risonanza magnetica


Il paziente che l’ha ricevuto, refrattario alla terapia farmacologica, non solo potrà sottoporsi all’esame, ma verrà monitorato in tempo reale. Lo strumento infatti analizza e invia i dati relativi alla pulsazione cardiaca direttamente ai medici curanti.

19 APR - A riportare in superficie il dramma delle morti cardiache improvvise, di tanto in tanto ci pensano i fatti di cronaca. Ma in realtà questo fenomeno colpisce circa 60 mila italiani l’anno, ovvero circa uno ogni dieci minuti. Per prevenirlo, uno dei metodi più utilizzati è quello di inserire defibrillatori cardiaci impiantabili sottocute, nella regione pettorale. Ma la maggior parte di questi, soprattutto quelli che fino ad oggi sono stati utilizzati in Italia, ha alcuni problemi, come ad esempio quello che i pazienti cui sono stati impiantati non possono sottoporsi a risonanza magnetica nucleare (RMN), nonostante spesso ne abbiano necessità. Il problema potrebbe però essere in via di risoluzione, poiché è stato impiantato a Brescia proprio in questi giorni il primo defibrillatore biocompatibile con la risonanza magnetica in Italia, grazie ad un intervento effettuato da Antonio Curnis, responsabile laboratorio elettrofisiologia del Dipartimento di Cardiologia dell'Ospedale Civile del capoluogo di provincia lombardo.
 
Il dispositivo per la resincronizzazione cardiaca, prodotto da Biotronik,è stato impiantato su un paziente affetto da scompenso cardiaco refrattario alla terapia farmacologica. Nonostante ci sia una probabilità pari al 50-75% che un paziente portatore si debba sottoporre a questa tipologia di esame durante la vita del dispositivo che ha impiantato, prima di questo momento in Italia ai pazienti con defibrillatori standard non era concesso sottoporsi ad una scansione di RMN per ragioni di sicurezza. L’esame di risonanza magnetica è infatti il “gold standard” per la diagnostica ad immagini degli organi, ed è dunque rilevante per la diagnosi e la terapia delle condizioni cliniche gravi quali cancro e ictus, inoltre fornisce una qualità superiore dell’immagine e non espone il paziente a radiazioni. Oggi finalmente sarà disponibile anche per questo tipo di pazienti. "Grazie a questi dispositivi di ultima generazione si apre anche in Italia una nuova era nel campo dell'elettrostimolazione del cuore, che consente ai medici di scegliere la miglior combinazione possibile di dispositivi ed elettrocateteri adatta ad ogni paziente, oltre ad offrire a quest’ultimo l’opportunità di effettuare esami di Risonanza Magnetica potenzialmente salvavita", ha commentato Curnis.
 Quello di poter effettuare RMN non è però l’unico pregio di questi macchinari di nuova generazione. “I pazienti con scompenso cardiaco necessitano inoltre di un monitoraggio continuo e affidabile”, ha continuato il ricercatore. “Oltre a essere compatibile con la risonanza il defibrillatore impiantato oggi ha anche un dispositivo che permette di monitorare in tempo reale il cuore del paziente inviando le informazioni direttamente al medico. Grazie a questa innovativa tecnologia i medici possono intervenire tempestivamente ed il paziente, a sua volta, si sente più tranquillo sapendo di essere continuamente monitorato, con un notevole miglioramento in termini di qualità di vita”.
 
Come già detto in Italia le morti cardiache improvvise sono numerosissime, ma lo sono ancor di più gli scompensi cardiaci ha un’incidenza di 87.000 nuovi casi anno, mentre sono 195.000 le ospedalizzazioni che si registrano ogni anno. Nel mondo la popolazione di pazienti che necessita dell’impianto di un defibrillatore è aumentata ad un ritmo del 10-15% l’anno circa. Nel contempo l’esigenza di sottoporsi ad una RMN è cresciuta ad un tasso del 10% l’anno. Nel 2006 sono state effettuate circa 30 milioni di RMN nel mondo, mentre nel 2010 sono state circa 50 milioni. “Lo scompenso cardiaco è una malattia complessa, perché il paziente non ha solo un deficit cardiaco”, ha concluso Curnis. “A questa patologia ne sono correlate molte altre: problemi ai reni, ai polmoni, di pressione arteriosa e con aritmie. Il trattamento non si limita all'impianto del dispositivo, ma ad un costante controllo diagnostico in grado di limitare il numero dei ricoveri e anche, nella peggiore delle ipotesi, il tasso di mortalità. Dunque il defibrillatore sarà uno strumento in più per la salute pubblica, sia perché incide sulla qualità della vita del paziente sia perché riduce i costi a carico del Servizio sanitario”.
 

19 aprile 2012
© Riproduzione riservata

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