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Oncologia medica. Priorità: la lotta al dolore nei malati di cancro


Un malato su tre ha dolore fin dal momento della diagnosi. In fase avanzata necessitano di cure palliative e terapie antidolore i due terzi dei pazienti oncologici. Il punto sull'assistenza e i trattamenti in un convegno dell'Aiom. Obiettivo: formazione e razionalizzazione della cura.

08 MAG - Pochi giorni fa arrivava da Fadoi la notizia che 4 pazienti su 10 ricoverati in ospedale provano dolore. Il numero, tuttavia, sale nel caso si tratti di pazienti oncologici. Proprio di questo argomento, il problema relativo ai malati affetti da tumore, parla il convegno “Terapia del dolore” promosso dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e dalla Fondazione AIOM, in corso a Valderice. Scopo è fare un punto condiviso da più di 100 specialisti sulla questione a due anni dall’approvazione della legge n.38 del 2010 sulle cure palliative: secondo gli esperti resta ancora molta strada da percorrere per lenire un sintomo presente in circa un terzo dei casi al momento della diagnosi di cancro e che, in fase avanzata, colpisce almeno i due terzi dei malati e il 90% di quelli terminali.
 
In Italia nel 2011 sono state circa 420.000 le nuove diagnosi di tumore,230.000 (55%) fra gli uomini e 190.000 (45%) fra le donne. Il dolore oncologico è definito “dolore totale”, inteso come sofferenza del paziente e della sua famiglia, in cui intervengono sia componenti legate alla fisicità dei sintomi sia elementi psicologici e sociali. “La presa in cura di un paziente non può prescindere dalla garanzia di fornire le cure palliative ottimali e la continuità assistenziale, fino alla fase terminale della malattia”, ha spiegato Roberto Bordonaro, coordinatore regionale AIOM Sicilia. Pertanto i trattamenti di supporto, le cure palliative e le terapie di ‘fine vita’ rappresentano un continuum lungo tutto il percorso della malattia oncologica”. 
I malati di tumore rappresentano oltre il 90% dei pazienti che usufruiscono oggi delle cure palliative e della terapia del dolore. Per evitarne l’abbandono al momento della sospensione dei trattamenti antitumorali, è necessario garantire una integrazione tra i percorsi oncologici ospedalieri e i servizi territoriali di cure palliative. “È indispensabile superare gli ostacoli ancora esistenti nel trattamento del dolore da cancro. Innanzitutto – ad esempio – vi sono barriere culturali e ancora remore professionali nell’utilizzo degli oppioidi”, ha commentato Carmelo Iacono, presidente della Fondazione AIOM. “Nel nostro Paese negli ultimi anni fortunatamente è stata resa più facile la prescrizione di questi farmaci, anche se vi sono ancora margini di miglioramento. In questo senso vediamo con favore la legge approvata recentemente dal Consiglio regionale della Toscana. Il provvedimento, il primo di questo genere in Italia, prevede la somministrazione dei cannabinoidi presso le strutture del servizio sanitario regionale, le Asl e le strutture private (che erogano prestazioni in regime ospedaliero). Ed è stabilito che il trattamento possa proseguire anche al domicilio”.
 
Tra i vari dati commentati nel corso dell’evento, quelli che emergono da uno studio condotto sugli oncologi europei: il dolore in un paziente oncologico su due non è trattato adeguatamente. Il problema? È l'informazione sulle cure palliative e la terapia del dolore. “Il 50% di noi segue personalmente oltre 10 malati terminali ogni mese. Ma solo 4 medici su 10 si sentono adeguatamente informati su come gestire le questioni del ‘fine vita’”, ha spiegato Iacono. “La soluzione potrebbe trovarsi in una razionalizzazione del sistema, adottando standard di qualità uniformi su tutto il territorio. Vogliamo individuare strategie di cura condivise, i cosiddetti percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali, proprio per il trattamento di questo sintomo”
Lo studio ha evidenziato una serie di limiti che emergevano da una loro autovalutazione sulla capacità di gestire i sintomi dei pazienti in fase avanzata. Ad esempio, solo il 43% degli specialisti era coinvolto in modo continuativo nel trattamento dei malati in tutte le fasi del percorso di cura, comprese quelle terminali, e solo l’11,8% si è detto in grado di gestire un sintomo in fase avanzatissima di malattia come il delirium”. “Infine sono ancora forti le barriere correlate ai pazienti e alle loro famiglie. Esiste talvolta una certa riluttanza a riferire questo sintomo nel timore di ‘distrarre’ il medico dall’obiettivo prioritario di sconfiggere la neoplasia. E alcuni ‘falsi miti’ nei confronti dei farmaci antidolorifici, come la paura della dipendenza psicologica e della tolleranza, possono condizionare la scelta di sopportare il dolore il più a lungo possibile”. 

 
Parallelamente al convegno sul dolore,a Valderice si svolge il III convegno nazionale “Le giornate dell’etica in oncologia: utilizzazione delle risorse tra etica ed economia”, organizzato da Fondazione AIOM, AIOM e CIPOMO (Collegio Italiano dei Primari Medici Oncologi Ospedalieri). “È necessario individuare gli strumenti per conciliare gli aspetti etici dell’assistenza con la esiguità delle risorse disponibili”, ha concluso Iacono. “Etica è la parola d’ordine di ogni attore coinvolto nell’assistenza a un malato di cancro. Ma il 70% delle risorse disponibili in sanità è utilizzato in modo irrazionale perché risponde alle logiche delle lobby di categoria, della politica e dei rappresentati di interessi specifici. Il paziente oncologico ha il diritto di avere la migliore cura ed assistenza. È pertanto responsabilità dei gestori delle risorse dallo Stato, delle Regioni, dei direttori generali e dei direttori di unità operativa individuare priorità assistenziali regolate dall’etica e fondate sui reali bisogni e non sugli interessi economici di lobby professionali, politiche o industriali”.

08 maggio 2012
© Riproduzione riservata

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