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Da Daiichi Sankyo nuove evidenze positive su patritumab deruxtecan nel Nsclc


A Esmo 2020 sono stati presentati i dati aggiornati della sperimentazione di Fase 1 patritumab deruxtecan nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule metastatico o non resecabile con mutazione del recettore del fattore di crescita epidermico, la cui malattia è progredita nonostante la terapia a base di inibitori tirosin-chinasici. Questo anticorpo monoclonale coniugato ha dimostrato una risposta globale preliminare del 25% e una percentuale di controllo della malattia del 70% per una durata mediana di 7 mesi. 

21 SET - Al Congresso virtuale della Società Europea di Oncologia Medica ESMO 2020 Daiichi Sankyo ha presentato i dati aggiornati della sperimentazione di fase 1 dell’anticorpo monoclonale coniugato (ADC) DXd anti-HER3 patritumab deruxtecan (U3-1402) in pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) metastatico o non resecabile con mutazione del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR), la cui malattia è progredita nonostante la terapia a base di inibitori tirosin-chinasici (TKI).
 
Circa il 10-15% dei carcinomi polmonari non a piccole cellule (NSCLC) presentano una mutazione dell’EGFR. Si stima che circa l’83% dei pazienti con NSCLC esprimano la proteina HER3, che può essere associata a una maggiore incidenza di metastasi, ridotta sopravvivenza e resistenza al trattamento standard del cancro.

Prima di ricevere il trattamento con patritumab deruxtecan, i pazienti arruolati erano stati sottoposti a una mediana di quattro terapie. Tutti i pazienti erano stati trattati precedentemente con inibitori tirosin-chinasici dell’EGFR, e la maggioranza di essi avevano ricevuto osimertinib (86%). il 90% dei pazienti era stato trattato con chemioterapia a base di platino e il 40% aveva ricevuto una terapia anti -PD-1/PD-L1. Il 47% dei pazienti valutabili presentava una anamnesi di metastasi cerebrali stabili al momento dell’inizio dello studio.

Le evidenze
La risposta oggettiva preliminare (ORR), valutata da una revisione centrale indipendente in cieco, è stata del 25% in 56 pazienti valutabili trattati con patritumab deruxtecan in monoterapia (5,6 mg/kg). Un paziente ha raggiunto una risposta completa (CR) e 13 hanno raggiunto risposte parziali (PR). Al momento dell’estrazione dei dati, 3 ulteriori risposte parziali erano in attesa di conferma e 6 pazienti avevano solo una valutazione del tumore. Con patritumab deruxtecan è stata osservata una percentuale di controllo della malattia (DCR) del 70% con una durata mediana della risposta (DOR) di 7 mesi. La stabilità della malattia è stata osservata nel 45% dei pazienti.
 
“Queste risposte iniziali osservate con patritumab deruxtecan in pazienti con NSCLC e mutazione dell’EGFR pesantemente pretrattati e con diversi meccanismi di resistenza ai trattamenti anti-EGFR, sono molto incoraggianti, soprattutto considerando l’assenza di terapie efficaci approvate in questo tipo di setting. – spiega Helena Yu, medico oncologo al Memorial Sloan Kettering Cancer Center e sperimentatrice del trial – Questi dati confermano che prendere di mira l’HER3, con l’utilizzo di un anticorpo monoclonale coniugato, può essere una strategia terapeutica per superare i vari meccanismi di resistenza nei pazienti con NSCLC ed EFGR mutato che hanno visto progredire la malattia con le opzioni di trattamento attualmente disponibili”.

Il profilo complessivo di sicurezza e tollerabilità di patritumab deruxtecan è coerente con quello osservato nella fase dello studio concernente l’aumento del dosaggio.

I più comuni eventi avversi, di ogni grado, si sono verificati almeno nel 25 % dei pazienti che avevano ricevuto patritumab deruxtecan (5.6 mg/kg) e comprendevano spossatezza (58%), nausea (54%), trombocitopenia (53%), inappetenza (35%), neutropenia (33%), vomito (30%), alopecia (30%), anemia (26%) e costipazione (25%). I più comuni eventi avversi di grado ≥3, verificatisi in più del 10% di pazienti, erano costituiti da trombocitopenia (28%) e neutropenia (19%), In 5 pazienti (9%) si è verificato un evento avverso che ha costretto all’interruzione del trattamento. Sono stati riportati 3 casi (5%) di malattia polmonare interstiziale (ILD) correlata al trattamento, confermati da una commissione indipendente di valutazione.

“L’HER è spesso sovraespresso nel carcinoma polmonare non a piccole cellule, perciò diventa un target importante di intervento terapeutico in quei tumori che presentano un’ampia gamma di meccanismi di resistenza alle terapie standard.- osserva Gilles Gallant, Vice Presidente Senior e direttore Globale dello Sviluppo oncologico, del Dipartimento R&D di Daiichi Sankyo – Questi risultati preliminari, che mostrano un controllo della malattia con patritumab deruxtecan in un follow up di breve periodo, sono molto incoraggianti e devono essere confermati in un follow-up più lungo. Sulla base di questi dati, stiamo programmando di avviare uno studio di fase II su patritumab deruxtecan in pazienti con NSCLC e mutazione EGFR in stadio avanzato o metastatico”.

21 settembre 2020
© Riproduzione riservata

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