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Disturbo bipolare. Efficace la psicoterapia abbinata alla terapia farmacologica

di Lisa Rapaport

Una revisione sistematica e metanalisi degli studi indica che le persone con disturbo bipolare possono di alcune forme di psicoterapia, in particolare di interventi basati sulle capacità, in associazione alla terapia farmacologica. Questi pazienti traggono notevole beneficio quando anche le famiglie o gli amici stretti imparano a riconoscere i primi segnali di allarme di una ricaduta.

23 OTT - (Reuters Health) – Un gruppo di ricercatori USA – guidati da David Miklowitz, professore di psichiatria e scienze biocomportamentali presso la David Geffen School of Medicine dell’Università della California di Los Angeles – hanno esaminato i dati relativi a 39 studi clinici randomizzati, per un totale di 3.863 partecipanti con disturbo bipolare che hanno ricevuto farmacoterapia insieme al trattamento abituale o in combinazione con interventi come terapia comportamentale, terapia familiare o di coppia, terapia interpersonale o terapia psicoeducativa.
 
L’endpoint primario era la ricorrenza della patologia, mentre gli endpoint secondari includevano sintomi depressivi e maniacali a 12 mesi. In 20 studi costituiti da due gruppi, le persone che avevano ricevuto trattamenti psicoterapici mostravano meno probabilità di presentare una ricaduta (odds ratio 0,56) rispetto ai controlli che non si erano sottoposti a psicoterapia.

Inoltre, i pazienti che hanno ricevuto psicoeducazione con pratica guidata per la gestione della malattia in gruppo o in famiglia presentavano minori tassi di ricorrenza (OR 0,12) rispetto a quelli sottoposti a psicoeducazione individuale.

I soggetti avevano anche meno probabilità di abbandonare gli studi quando ricevevano psicoeducazione familiare o di gruppo (OR 0,46) o una breve psicoeducazione (OR 0,44) rispetto a quella standard.

“I pazienti bipolari beneficiano di strategie di apprendimento per la gestione degli episodi depressivi o maniacali, caratterizzati da cambiamenti nell’umore, nel pensiero, nel sonno e nel comportamento. Devono essere in grado di riconoscere quando iniziano a sviluppare i primi segnali di allarme di nuovi episodi di disturbo dell’umore”, osserva David Miklowitz.

Questi pazienti traggono notevole beneficio quando anche le famiglie o gli amici stretti imparano a riconoscere i primi segnali di allarme di una ricaduta.

Lo studio ha anche riscontrato che rispetto al solo trattamento standard, la terapia cognitivo comportamentale (differenza media standard -0,32), la terapia interpersonale (SMD -0,46) e la terapia familiare o di gruppo (SMD -0,46) si associavano alla stabilizzazione dei sintomi, quando associate alla terapia farmacologica.

Fonte: JAMA Psychiatry

Lisa Rapaport

(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

23 ottobre 2020
© Riproduzione riservata

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