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Cancro del pancreas. Un nuovo biomarker funziona come target per fermare il tumore


Non solo permette di riconoscere subito la presenza dell’adenocarcinoma, uno dei tumori più letali perché dai sintomi molto vaghi, ma se “spento” rende il tumore meno aggressivo e più sensibile alle terapie esistenti. Si tratta dell’enzima Peak1 ed è presente sia su modello animale che su tessuti umani.

18 MAG - Tra i tumori, il cancro al pancreas è uno di quelli più pericolosi ed aggressivi, sia perché non esiste un trattamento realmente efficace, soprattutto negli stadi avanzati, sia perché risulta più difficile da riconoscere in fase iniziale per via dei suoi sintomi vaghi. Presto però quest’ultimo problema potrebbe venire risolto: uno studio condotto dall’Università della California di San Diego e dal Moores Cancer Center, ha infatti individuato un biomarker che sarebbe capace di rilevare la presenza di un tumore al pancreas anche nelle prime fasi e successivamente di combatterlo. La ricerca è stata pubblicata su Cancer Research.
 
Per le caratteristiche descritte, l’adenocarcinoma pancreaticopresenta una sopravvivenza media al momento della diagnosi di meno di un anno, e il tasso di sopravvivenza per questo tipo di tumore a cinque anni oscilla intorno al 3-5%. Ma la scoperta appena fatta potrebbe forse evitare che la diagnosi sia una sentenza senza appello: il segreto sarebbe tutto in una proteina chinasi chiamata Peak1, che nel caso del cancro al pancreas agisce come interruttore per la proliferazione cellulare. Gli scienziati statunitensi hanno infatti scoperto che questo particolare enzima ha una attività di catalizzatore proprio per le cellule tumorali e che è sovraespresso nel caso di adenocarcinoma pancreatico. “Abbiamo osservato che questa proteina si attiva negli stadi iniziali del tumore”, ha spiegato Johnatan Kelber, ricercatore della University of California San Diego School of Medicine e primo autore dello studio. “Inoltre, la proteina è stata rilevata chiaramente nelle biopsie effettuate su tumori maligni sia prelevati da modello animale che da pazienti, così come è stata riconosciuta in questi tessuti un’alterazione del gene omonimo”. Per scovare l’anomalia genetica legata all’adenocarcinoma, infatti, i ricercatori si sono avvalsi dell’analisi di un database genetico, ma la scoperta è stata poi verificata su biopsie di cavie e pazienti umani.
La buona notizia, però, è che gli scienziati hanno anche osservato come il gene Peak1 sia necessario al cancro per crescere e produrre metastasi, il che lo rende un buon target per la terapia. “Se lo si spegne nelle cellule  – ha aggiunto Kelber – i tumori che si creano su modello murino sono molto più piccoli, e non arrivano a creare metastasi”. Sebbene nell’analisi dei database genetici si possano trovare legami tra lo sviluppo di cancro al pancreas e diverse proteine, Peak1 è l’unica finora scovata che abbia un potenziale terapeutico: spegnere i segnali chimici legati a questo enzima, rendeva i tumori più sensibili a farmaci chemioterapici e immunoterapie di provata efficacia e sicurezza.
 “I tassi di sopravvivenza per questo tipo di cancro sono ancora troppo bassi”, ha commentato Michael Bouvet, docente alla UCSD e co-autore dello studio. “Un marker che non solo può farci riconoscere presto l’adenocarcinoma, ma che può anche funzionare come possibile target terapico, è un passo in avanti importante. Oggi speriamo che possa arrivare presto ad una applicazione clinica”.
 
Laura Berardi

18 maggio 2012
© Riproduzione riservata

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