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Istituto Nazionale Tumori: “Coronavirus in Italia già a settembre 2019”


Il virus SARS-CoV -2 era presente nel nostro Paese già a settembre 2019. A questa scoperta è giunto uno studio dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano e dell’Università di Siena, che ha individuato anticorpi specifici in 111 individui di un campione di 959 partecipanti a uno screening sul cancro al polmone

16 NOV - Il virus SARS-CoV -2 era presente nel nostro Paese già a settembre 2019. Quattordici mesi fa il 14% di 959 partecipanti a uno screening per il tumore del polmone mostrava nel sangue la presenza di anticorpi RBD- specifici, gli anticorpi del virus SARS – CoV- 2.
 
L’evidenza emerge da uno studio dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano e dell’Università di Siena, pubblicato da Tumori Journal – la pubblicazione scientifica dell’Istituto Nazionali Tumori di Milano – che ha come primo firmatario Giovanni Apolone, direttore scientifico dell’Istituto.
 
In totale la presenza di anticorpi specifici è stata individuata in 111 partecipanti. I 959 individui del campione erano tutti asintomatici e distribuiti sul territorio nazionale. Lo studio ha potuto così tracciare la comparsa, la frequenza e le variazioni temporali e geografiche dell’infezione in Italia nell’arco temporale settembre 2019 – marzo 2020.
 
La concentrazione massima di anticorpi RBD- specifici è stata osservata nella seconda settimana di febbraio in Lombardia (53,2%), dunque almeno quindici giorni prima dell’individuazione del primo paziente Covid a Codogno.
 
“Obiettivo dello studio era verificare con un approccio scientifico se la circolazione del virus fosse presente in periodi antecedenti a dicembre 2019, come ipotizzato da fonti autorevoli” – spiega Giovanni Apolone – “Il nostro è il primo studio ad avere dimostrato in cittadini asintomatici la presenza di anticorpi specifici del coronavirus all’inizio di settembre 2019, segno di un “incontro” col virus tra luglio e agosto. Certo, è evidente che si tratta di una prima dimostrazione e i nostri dati andranno confermati da altre banche del sangue, oppure ampliati anticipando ulteriormente l’ipotetico contatto col virus, sempre ovviamente da prelievi ematici di cittadini sani”.
 
“Questo studio porta alla luce informazioni importanti, che possono aiutarci a interpretare in modo nuovo il corso della prima ondata di contagi e a leggere con occhi diversi i dati attuali. Ciò è utile per tutte le strutture sanitarie e al nostro Istituto che, anche in questa situazione emergenziale, ha mantenuto costante l’attenzione verso i pazienti oncologici e le loro esigenze”, commenta Marco Votta, Presidente INT.
 
“Da tempo ci si chiedeva come mai molti soggetti, pur venendo a contatto col virus, non si ammalano rimanendo asintomatici”, commenta Maria Pia Abbracchio, Prorettore vicario con delega a Ricerca e Innovazione dell’Università degli Studi di Milano.” Questo studio suggerisce che molte persone siano in grado di difendersi da SARS-COV2 grazie a contatti col virus antecedenti l’inizio della pandemia, che hanno permesso loro di sviluppare una risposta protettiva”.
 
I dati di questa nuova scoperta sono emersi nel corso di alcune analisi condotte nell’ambito di SMILE, un programma sviluppato in INT e iniziato nel mese di luglio 2019, per lo screening del cancro del polmone che vede il coinvolgimento di 2.000 persone provenienti da tutta Italia, tra i 55 e i 75 anni, forti fumatori oppure ex forti fumatori da meno dieci anni. Il programma prevede la combinazione di Tac spirale toracica a basso dosaggio di radiazioni (LDCT) e test microRNA sul sangue ed è stato temporaneamente interrotto a marzo 2020 a causa dell’epidemia.
 
“Nel mese di marzo 2020 con la sospensione dello studio, abbiamo deciso di lanciare un nuovo programma di ricerca, impiegando le immagini toraciche e i campioni di plasma di 959 persone coinvolte in SMILE, con l’obiettivo di studiare la frequenza dell'esposizione a SARS-CoV-2” – racconta Gabriella Sozzi, Direttore della S.C. Genomica Tumorale dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano - “Di questi, l’11,6% è risultato positivo agli anticorpi specifici. Va sottolineato che le persone reclutate nello studio SMILE erano tutte asintomatiche quando sono state sottoposte a LDCT e prelievo del sangue e questo lo sappiamo per certo perché la selezione avviene anche attraverso un dettagliato questionario relativo al loro stato di salute”.
 
“Questa nostra ricerca rappresenta un ulteriore tassello nell’ambito della strategia globale del nostro Istituto per quanto riguarda l’apparato respiratorio”, aggiunge Ugo Pastorino, Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Toracica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. “Lo screening del carcinoma polmonare infatti, come ci dimostra l’esperienza, è di enorme utilità per la diagnosi e il monitoraggio di altre malattie croniche del polmone, come per esempio la BPCO e ora anche dell’infezione da Covid-19. Non solo, lo studio appena pubblicato ci ha permesso di dimostrare che si può continuare a effettuare screening oncologici e quindi diagnosi precoci anche in condizioni come quella che stiamo vivendo ora con una pandemia in corso, ovviamente adottando le debite precauzioni. Ed è quello che stiamo facendo, ad esempio, con il Programma SMILE che è ripreso a pieno regime”.
 
L’inaspettata presenza degli anticorpi SARS-CoV-2 in tempi non sospetti è stata rilevata grazie al lavoro in team con le Università di Milano e Siena e il suo spin-off VisMederi presso il quale sono stati condotti i test di laboratorio. “Durante l’esperienza maturata tra marzo e aprile, quando nel picco della pandemia abbiamo attivato una ricerca per testare la presenza di anticorpi specifici nel personale asintomatico dell’Università (Studio UNICORN) sono stati valutati una serie di kit diagnostici e quello messo a punto dall’Università di Siena è risultato il più specifico e indicato per questa nostra ricerca”, precisa Valentina Bollati, Professore Associato di Scienze Cliniche di Comunità dell’Università degli Studi di Milano.
 
“Con l’inizio dell’emergenza epidemica da coronavirus abbiamo iniziato rapidamente a sviluppare e validare test biochimici per valutare la risposta anticorpale al virus indotta da molecole candidate a diventare vaccini e per studiare lo stato immunitario della popolazione”, spiega Emanuele Montomoli Professore Ordinario di Igiene, Università di Siena e CSO VisMederi srl. “È proprio su questo ultimo obiettivo che ci siamo concentrati insieme a INT e UNIMI, analizzando nel sangue raccolto da soggetti già nei mesi di settembre e ottobre 2019 l’eventuale presenza di anticorpi rivolti contro il Sars-Cov-2. Abbiamo voluto sviluppare e validare test oltre che sensibili anche molto specifici nei confronti degli anticorpi indotti dal nuovo coronavirus evitando prima di tutto le eventuali cross reazioni con i coronavirus stagionali con cui questi soggetti possono in passato essere entrati in contatto. Il prossimo passo sarà quello di confermare i dati ottenuti su popolazioni più grandi ed eterogenee del territorio nazionale. L’Università di Siena e VisMederi confermano il loro grande interesse in questa collaborazione con l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano”.

16 novembre 2020
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