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Mal di schiena: ne soffrono 15 milioni di italiani. Ecco le nuove cure


Il problema si combatte oggi con la chirurgia mininvasiva: interventi effettuati con l’ausilio di computer e microscopi risultano meno rischiosi, con tempi di degenza e di riabilitazione più brevi. Ne hanno parlato gli esperti a Roma al XXXV Congresso Nazionale della Società di Chirurgia Vertebrale.

22 MAG - Le patologie della colonna vertebrale sono estremamente diffuse nei Paesi industrializzati: il cosiddetto mal di schiena, ad esempio, colpisce dal 60 all’80% degli adulti, è la causa più rilevante d’infermità lavorativa e di disabilità sotto i 45 anni.  L'innovazione tecnologica è sempre più in prima linea per risolvere i problemi della colonna vertebrale e la Chirurgia vertebrale diventa dunque un terreno di discussione importante, quando interventi in questo ambito possono migliorare la qualità della vita dei pazienti e permettere di svolgere normali attività che sarebbero altrimenti loro precluse. Proprio di questo si è discusso nel corso del XXXV Congresso Nazionale della Società di Chirurgia Vertebrale G.I.S. (Gruppo Italiano Scoliosi), che si è tenuto la scorsa settimana a Roma.
 
Alcuni esperti parlano di almeno 15.000.000 di persone che nel nostro paese soffrono di mal di schiena e in particolare di forme di lombalgia, discopatie, stenosi ed ernia del disco lombare. Quest’ultima è una malattia molto dolorosa e invalidante, che colpisce prevalentemente i giovani e gli adulti in piena età lavorativa, tra i 20 e i 50 anni, creando enormi problemi sul piano socio-sanitario ed economico. Le statistiche sanitarie indicano infatti che ogni anno vengono effettuati oltre 50.000 interventi chirurgici per tentare di risolvere problemi legati a questo problema. Questo tipo di patologie impongono ai pazienti notevoli limitazioni e forte scadimento della Qualità della Vita: per le persone con problemi o traumi alla colonna vertebrale anche le più semplici attività quotidiane possono causare dolore e sofferenza. 
I fattori che rendono sempre più nutrite le schiere di persone che soffrono di tali patologie sono numerose: aumento dell’età media della popolazione e stili di vita troppo sedentari portano i dischi vertebrali a cedere, le articolazioni a deformarsi, la colonna a perdere di elasticità per il poco movimento. “Da ciò deriva l’aumento delle persone con patologie degenerative dolorose della schiena, che possono peggiorare fino all'invalidità. Il chirurgo vertebrale deve comunque saper mantenere un atteggiamento equilibrato e operare solo quando serve, anche se i sistemi a disposizione sono sempre più perfezionati”, ha spiegato Giuseppe Costanzo, Chirurgo Ortopedico, docente della Sapienza Università di Roma, nonché Presidente del Congresso.
Fino a qualche decennio fa l’intervento chirurgico nell’ambito vertebrale era caratterizzato da operazioni estremamente complesse e invasive, come nel caso della scoliosi, per la quale si utilizzava un sistema a due barre con uncini e viti agganciati a ogni vertebra in modo da tener dritta la colonna. Chi si sottoponeva a questo intervento, inoltre, doveva rimanere ingessato e immobile per svariati mesi. Per quanto riguarda l’ernia del disco invece, all’intervento classico di reimpostazione dell’ernia si sono andate man mano affiancando altre tecniche, di tipo riabilitativo, che utilizzano microscopio, laser, sistemi di radiofrequenza. Le persone con problemi di colonna per i quali è indicato l’intervento chirurgico possono quindi contare su una chirurgia meno invasiva, tempi più rapidi in sala operatoria, più breve degenza, più rapida riabilitazione e minor rischio d’insuccesso. Ottime notizie anche per le persone non più giovani: sono state sviluppate una serie di procedure per i pazienti anziani con fratture osteoporotiche che, utilizzando iniezioni di cemento, consentono l’eliminazione del dolore e l’immediata ripresa del movimento. Esiste inoltre la possibilità, con piccoli interventi ancor meno invasivi in anestesia locale, di applicare degli spessori tra una vertebra e l’altra a soggetti molto anziani, in cui la degenerazione dei dischi e l’ingrossamento delle articolazioni creano una compressione cronica con difficoltà a camminare, ridando un po’ di sollievo e mobilità.
                                                                                                             
“Oggi i progressi nelle tecnologie degli impianti e degli strumenti e lo sviluppo della Chirurgia mini-invasiva e assistita dal computer consentono ai pazienti di affrontare gli interventi senza essere costretti a fermare per mesi la loro vita”, ha detto ancora Costanzo. “Siamo in grado di eseguire interventi per scoliosi in 4-5 ore, con risultati decisamente migliori e decorso post-operatorio brevissimo: dopo 1 o 2 giorni i pazienti sono già in piedi”.
Tuttavia, come in tutti gli altri ambiti della salute, prevenire è sempre meglio di curare. “Dunque è bene far lavorare bene la schiena, un organo estremamente complesso che svolge contemporaneamente funzioni di sostegno, movimento e, non meno importante, di protezione del midollo e delle radici nervose”, ha concluso il medico. “È utile anche solo camminare per 30-40 minuti al giorno, e alzarsi e stirarsi, allungando i muscoli della schiena se si deve stare seduti a lungo; se questo non si può fare, è bene eseguire dell’attività fisica 2-3 volte la settimana e utilizzare delle posizioni di lavoro alla scrivania che siano di buon sostegno della colonna”.

22 maggio 2012
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