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Malaria. Diagnosi in soli 30 minuti. Il metodo è sicuro e costa poco


Sviluppato da ricercatori del Cnr, insieme a colleghi spagnoli e israeliani, un metodo che potrebbe velocizzare il problema dei tempi di diagnosi della malaria. Con la tecnica innovativa ci vuole solo mezz’ora per capire se il parassita è nel sangue, contro le 8-10 ore impiegate oggi nei paesi del sud del mondo.

30 MAG - È tra le prime cause di morte al mondo, nonché una delle malattie a grande diffusione che ancora non siamo riusciti a sconfiggere, insieme a Aids e tubercolosi: uno dei problemi nella lotta alla malaria è che la patologia presenta sintomi non specifici e dunque la diagnosi è difficile e spesso arriva troppo tardi. Ma da oggi – grazie al lavoro di un team italiano – potrebbe essere stato trovato il modo di riconoscere la malattia in brevissimo tempo. I ricercatori dell'Istituto per l'officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Iom-Cnr) di Trieste, insieme ad altri scienziati spagnoli e israeliani, hanno infatti messo a punto un nuovo approccio diagnostico più veloce, portatile e a basso costo, basato su una nuova tecnica di monitoraggio del sangue. I risultati preliminari di questa ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Biomedical optics express della Optical society of America.
 
Ogni anno sono 243 milioni i nuovi casi di malaria segnalati dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) con quasi un milione di morti, per lo più bambini africani. La malaria è una malattia infettiva dovuta a un microrganismo parassita del genere Plasmodium che si trasmette all'uomo attraverso la puntura di zanzara Anopheles. Nella maggior parte dei casi si presenta con febbre accompagnata da brividi, mal di testa, mal di schiena, dolori muscolari, sudorazione profusa, nausea, vomito, diarrea e tosse. Se le infezioni da Plasmodium, e in particolare del genere falciparum (responsabile della forma più grave, definita anche terzana maligna), non vengono curate in tempo, possono complicarsi con insufficienza renale, edema polmonare e coma, fino ad arrivare al decesso. 
Di qui l'importanza di uno strumento diagnostico rapido, preciso, trasportabile e semplice da utilizzare in quei Paesi, come Africa, sub-continente indiano, sud-asiatico, America Latina e in parte America Centrale, dove la patologia è endemica. "Al momento nei centri medici africani ci vogliono 8-10 ore prima di sapere se il parassita si è insediato nell'organismo e ha infettato i globuli rossi del paziente", ha spiegato Dan Cojoc, ricercatore dell'Iom-Cnr. "La tecnica standard, caratterizzata da un'alta sensibilità e specificità, è quella della microscopia ottica ‘Giemsa', che analizza uno striscio di sangue colorato su vetrino, con ingenti costi sia per le attrezzature sia per la formazione del personale”. Un metodo che oltre alla velocità limitata, è affetto da un altro grave problema: è difficile da trasportare e installare fuori dall'ospedale, cosa che lo rende meno utilizzabile nei luoghi più rurali e in assenza di strutture mediche adeguate, allungando ulteriormente i tempi di diagnosi.
Un problema che potrebbe essere stato risolto dal team internazionale. "Il nuovo sistema discrimina le cellule infette da quelle sane, usando la tecnica speckle sensing microscopy, che si basa sull'osservazione del diverso comportamento delle membrane dei globuli rossi malati, più rigide, rispetto a quelli sani, al passaggio di un raggio laser inclinato", ha proseguito il ricercatore. "Con soli 30 minuti, il test consente non solo una diagnosi tempestiva della malaria, consentendo alte probabilità di successo grazie alle terapie salvavita, ma anche di ridurre eventuali prescrizioni terapeutiche errate e spesso pericolose. Inoltre, questa tecnica è più sicura per l'operatore che non entra in contatto con il sangue del paziente ed è accessibile anche a personale non qualificato". 

 

30 maggio 2012
© Riproduzione riservata

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