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Diabete. Le donne rispondono meno ai farmaci rispetto agli uomini. Il primo studio di "genere"


In generale le donne diabetiche sono più anziane e più obese degli uomini. Fumano di meno ma fanno anche meno controlli. Sotto attenta analisi anche la possibile diversa risposta ai farmaci: per le donne i risultati sono peggiori. Il rapporto è stato curato dal Gruppo Donna dell’Associazione Medici Diabetologi.

15 GIU - Pubblicato il primo rapporto interamente dedicato alle differenze uomo-donna nel diabete. Si tratta del documento “Monografie degli Annali AMD: le differenze di genere”, redatto dal Gruppo Donna dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD).
 
Lo studio ha coinvolto 236 Servizi di Diabetologia, oltre 1/3 di quelli attivi sul territorio nazionale e che seguono la popolazione diabetica. “L’obiettivo che ci siamo prefisse nella compilazione della prima edizione degli Annali di genere è quello di tracciare un quadro ampio dell’assistenza, della prevenzione e delle cure erogate ai pazienti uomo e donna, per capire quali sono i bisogni comuni e quali invece quelli genere-specifici”, ha spiegato Mariarosaria Cristofaro, Coordinatrice del Gruppo Donna AMD. “Questa fotografia fornisce un’immagine reale del mondo del diabete: i dati esaminati riguardano circa 1 sesto degli italiani che soffrono della malattia: le donne analizzate sono più di 188.000, oltre il 12% della popolazione femminile con diabete.”
Secondo le ultime stime Istat, relative al 2011, sarebbero oltre 1,5 milioni le donne con diabete in Italia, una ogni 20. Rispetto agli uomini, le connazionali con diabete sono meno giovani (il 30% delle donne contro il 20% degli uomini ha un’età superiore a 75 anni) e in media hanno 68,4 anni contro i 65,7 degli uomini. Inoltre le donne hanno in media il diabete da più tempo, con i loro 11,1 anni, in rapporto ai 10 anni degli uomini.
Anche per quanto riguarda l’obesità la situazione femminile risulta sfavorevole: non solo l’indice di massa corporea (BMI) medio è superiore (30,2 contro 29,2 degli uomini), ma le donne gravemente obese sono quasi il doppio rispetto agli uomini: il 18,8% contro il 10,1%.
Tra le persone con diabete le donne che fumano sono meno degli uomini. Precisamente è fumatore un uomo su 5, mentre tra le donne solo una su 10 ha questa abitudine, che mantengono questo vizio nonostante sia ormai nota la stretta correlazione tra fumo di sigaretta e rischio di complicanze microvascolari, soprattutto per chi soffre della malattia.
 
Andando nel dettaglio dei dati del Rapporto, non sembrano emergere differenze significative per quel che riguarda il numero di persone con diabete che effettuano la misurazione, almeno una volta l’anno, dell’emoglobina glicosilata (HbA1c), il parametro che valuta se la malattia è sotto controllo: le percentuali sono estremamente elevate, superiori al 90%, sia per gli uomini sia per le donne. Lievi differenze tra i generi si riscontrano invece per quanto riguarda altri esami specifici, come il controllo del profilo lipidico (colesterolo e trigliceridi) e della pressione arteriosa, entrambi indicatori strettamente legati al rischio cardiovascolare. Le donne che effettuano almeno una volta l’anno questi esami sono un po’ meno rispetto agli uomini: 72,4% contro 74,1% per il controllo del profilo lipidico e 78,4% contro 79,1% per la misurazione della pressione arteriosa. “Questi dati, pur se non drammatici, devono far riflettere soprattutto in relazione al fatto che una donna con diabete ha un rischio maggiore di infarto di 3-5 volte, e di malattie al cuore e disturbi della circolazione di 3 volte, rispetto a una donna non diabetica di pari età e peso, mentre nell’uomo con diabete questi rischi aumentano ‘solo’ di 2 volte”, spiega Valeria Manicardi, Consigliere del Gruppo Donna AMD.
Le donne hanno la peggio anche per quanto riguarda il grado complessivo di controllo della malattia: il 58%, rispetto al 54% degli uomini, non raggiunge un buon controllo metabolico, ciò vuol dire che l’HbA1c risulta superiore al 7%, valore stabilito dalle linee guida come obiettivo da raggiungere per prevenire le complicanze della malattia. Anche i valori del colesterolo e della pressione risultano più elevati: il colesterolo LDL è in media 112,5 mg/dl nelle donne contro 106,6 mg/dl nell’uomo; le donne con valori pressori superiori a 140/90 mmHg sono il 58,1%, contro il 56,1% degli uomini. “Soprattutto, le donne con valori di LDL - fattore di rischio cardiovascolare di primaria importanza - inferiori a 100 mg/dl sono sistematicamente di meno (-7%) alla diagnosi e durante la malattia”, aggiunge Manicardi.
 
Ma da cosa dipendono queste differenze? Secondo Maria Franca Mulas, Consigliere del Gruppo Donna AMD, e Titti Suraci, Consigliere del Gruppo Donna AMD, anche da una diversa risposta di genere ai farmaci. “Un attento esame della cura del diabete con i farmaci, divisa per generi, ha rivelato che il tipo di trattamento farmacologico, le classi di farmaci usate, le terapie combinate, sono uguali per l’uomo e per la donna. Non si evidenziano quindi diversità nella qualità della cura, ma nonostante questo la donna ottiene risultati peggiori”, ha detto Mulas. “È possibile dunque, che le differenze nei risultati possano dipendere da una diversa risposta ai farmaci e ai trattamenti a seconda del genere di appartenenza; e possono inoltre esistere altre differenze biologiche nello stesso sviluppo della malattia e delle sue complicanze”, ha commentato Suraci. Specificando poi: “Tendiamo ad escludere, invece, che fattori come l’aderenza, e la persistenza in terapia, in pratica il prendere i farmaci con regolarità e nelle dosi indicate, abbiano un ruolo, in quanto le donne, è stato più volte dimostrato, hanno in genere una migliore attenzione alla salute e alle cure prescritte”.
“In conclusione, questi risultati offrono sicuramente molti spunti e aprono una nuova visione dell’assistenza: le differenze di genere emerse ci devono far riflettere sulla necessità di ‘personalizzare’ la cura, ad esempio intensificando il trattamento fino a ottenere i risultati desiderati per i maggiori fattori di rischio cardiovascolari, in particolare nelle donne”, ha poi concluso Cristofaro. “Il primo rapporto degli Annali AMD dedicato alle differenze di genere fornisce quindi un’ottima base per le analisi della prossima edizione 2012, che la comunità diabetologica attende già con vivo interesse. Un ringraziamento d’obbligo, infine a LifeScan e Lilly che ci hanno sostenuto in questo impegno”.

15 giugno 2012
© Riproduzione riservata

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