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Una nuova arma per la prevenzione del “Fuoco di Sant’Antonio”

di C.d.F.

Con un’efficacia contro l’Herpes Zoster fino al 97% negli individui tra i 50 e i 69 anni, il nuovo vaccino adiuvato ricombinante contro l'Herpes Zoster, indicato anche nei soggetti immunocompromessi, è ora disponibile in Italia. Gli esperti ricordano l'importanza della vaccinazione contro questa patologia comune negli adulti e potenzialmente invalidante.

06 MAG - L’Herpes Zoster, il cosiddetto “Fuoco di Sant’Antonio” è una dermatite caratterizzata da eruzioni vescicolari e dolore neuropatico causata dalla riattivazione del virus della varicella (Varicella Zoster). È incredibilmente comune, basti pensare che ogni anno si ammalano circa 150 mila italiani. I più colpiti sono gli anziani: un adulto su 4 sviluppa l’Herpes Zoster nel corso della vita e l’incidenza aumenta con l’età, arrivando al 50% negli over 85. Questo dato è significativo poiché come ricorda in un incontro digitale sulla patologia il Professor Roberto Bernabei, Direttore del Dipartimento Scienze dell’invecchiamento, Neurologiche, Ortopdiche e della Testa-Collo della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCSS, “viviamo in un mondo che invecchia”.

“Gli anziani sono un target favorito perché hanno un sistema immunitario compromesso o comunque meno efficiente. Su questa premessa si sviluppa l’Herpes Zoster e soprattutto la sua complicanza più seria, la Nevralgia post-erpetica – 1/10 ne sono colpiti tra i soggetti infetti adulti – spesso resistente alla terapia. Altre complicazioni come la localizzazione oftalmica, le sovrainfezioni batteriche o la paralisi dei nervi periferici fanno dell’Herpes Zoster un pericolo forte per la qualità della vita, resa dal virus miserevole”, aggiunge Bernabei.
Gli esperti intervenuti all’incontro sottolineano che la prevenzione non ha età e che contribuisce in modo significativo al miglioramento della qualità della vita delle persone anziane. Al momento i tassi di vaccinazione contro l’Herpes Zoster in Italia sono molto
bassi.
Da pochissimo è disponibile in Italia un nuovo vaccino ricombinante adiuvato contro l’HZ che potrebbe contribuire in modo importante ad un aumento dei tassi di vaccinazione contro la patologia. La sua efficacia è del 97% e può essere somministrato, contrariamente al
vaccino precedente, anche ai soggetti immunocompromessi.
“Un articolo pubblicato di recente dalla rivista JAMA mostra che il 5% circa della popolazione americana sia costituita da soggetti immunocompromessi”, osserva Massimo Andreoni, Professore Ordinario di Malattie Infettive presso l’Università Tor Vergata di Roma. Sono molte, e non possono essere protette da un vaccino vivo attenuato, come il vaccino anti-HZ che è stato usato fin ora. Difatti gli Stati Uniti rientrano tra quei Paesi che hanno sostituito il vecchio vaccino con il nuovo. In Italia il vaccino è disponibile da un mese e la Lombardia ha fatto da apripista: il 15 aprile
ha indetto una gara per l’approvvigionamento del vaccino. Il 3 maggio GSK si è aggiudicata a favore della Regione la fornitura del vaccino.
 
Il ruolo dei medici di medicina generale
Un ruolo fondamentale nella somministrazione del vaccino sarà sicuramente svolto dai medici di medicina generale, come osserva Tommasa Maio, Segretario Nazionale Federazione Italiana Medici di Medicina Generale Continuità Assistenziale (FIMMG). “L’efficacia dei medici di medicina generale in ambito preventivo è ormai storicamente dimostrata” commenta Maio.
“Il Covid ha reso ancora di più evidente questo ruolo: mentre i dipartimenti di prevenzione in molte regioni hanno sospeso all’insorgere della pandemia le attività di prevenzione vaccinale, i medici di medicina generale, nei loro 60.000 studi capillarmente distribuiti sul territorio, hanno continuato a fare counselling, educazione alla prevenzione delle malattie croniche, a somministrare vaccini agli adulti, attività culminata in autunno quando siamo riusciti a vaccinare in sicurezza oltre 11 milioni di Italiani per l’influenza in appena 10 settimane, nonostante si fosse in piena seconda ondata Covid e
nonostante non fossimo stati vaccinati contro il Covid”.
Proprio in virtù della loro presenza capillare nel territorio e della frequenza con cui incontrano gli assistiti che hanno più di 65 anni (almeno una volta al mese), possono essere coinvolti in modo ampio nella campagna di vaccinazione contro l’HZ.
 
Il ruolo dell’Italia
“L’emergenza ci ha insegnato l’importanza di non abbassare la guardia e di preservare i servizi essenziali per proteggere tutti, dando un nuovo significato alla vaccinazione dell’adulto come persona di cui proteggere sia qualità di vita che ruolo nella società – sottolinea Fabio Landazabal, Presidente e AD GSK Italia. – Trasformando le prospettive di chi è a rischio di Herpes Zoster rinnoviamo la nostra promessa di costruire innovazione
reale per i pazienti, partendo proprio dalle nostre eccellenze di ricerca e produzione in Toscana da dove il vaccino viene prodotto e distribuito in tutto il mondo”.
L’Italia gioca un ruolo importante nella produzione del vaccino così come è stata protagonista degli studi che hanno portato alla sua approvazione. Nel Paese, infatti, sono stati condotti 5 studi clinici registrativi con il coinvolgimento di 47 centri. “La lunga tradizione italiana in campo vaccinale e di sanità pubblica ha fatto sì che siamo stati e siamo in prima linea anche nello sviluppo clinico del vaccino”, racconta Giancarlo Icardi, Professore Ordinario di Igiene presso l’Università di Genova. I diversi trial clinici condotti confluiscono ora nello studio ZOE LTFU, di follow-up a lungo termine che finirà nel 2023.

C.d.F.

06 maggio 2021
© Riproduzione riservata

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