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Tubercolosi. Il “cannibalismo” delle cellule aiuta a sconfiggere il batterio


L’autofagia è un normale meccanismo di smaltimento dei componenti della cellula, fatto attraverso una sorta di riciclo interno all’unità biologica stessa. Processo che viene bloccato dall’azione di alcuni patogeni che portano la Tbc. Ecco perché potrebbe aiutare a sviluppare un adiuvante ai vaccini.

22 GIU -  
Cellule che divorano se stesse: si chiama autofagia ed è il meccanismo che permette alle unità biologiche di adattarsi alle necessità energetiche dell’organismo, determinando la degradazione o il riciclaggio di componenti della cellula stessa, siano essi organelli o macromolecole. Che proteggesse da malattie come cancro e infezioni era noto, ma secondo un nuovo studio dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive (INMI) "Lazzaro Spallanzani" – pubblicato sulla rivista Autophagy – il processo potrebbe essere utile anche contro la tubercolosi. Nello specifico potrebbe essere utilizzato per mettere a punto un adiuvante vaccinale contro il Mycobacterium tuberculosis (Mtb), l’agente eziologico della tubercolosi.
 
La Tubercolosi rimane una minaccia per la salute globale e insieme a malaria e aids è considerata una delle tre più feroci malattie al mondo; secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, colpisce ogni anno 8 milioni di individui in tutto il mondo. È noto ormai da tempo, che per contrastare malattie così facilmente trasmissibili, la strategia che risulta più vantaggiosa sia dal punto di vista dell’efficacia che dal punto di vista economico è una valida vaccinazione, tuttavia l’unico vaccino attualmente in uso per controllare la diffusione della tubercolosi è un ceppo attenuato di Mycobacterium bovis (BCG) che mostra una protezione parziale. Il ceppo vaccinale BCG è infatti in grado di ridurre l’incidenza della tubercolosi cerebrale nella prima infanzia, ma non di proteggere adolescenti e adulti contro la forma predominante di tubercolosi, ovvero quella polmonare.
 
Nel lavoro sarebbe però stato monitorato il fenomeno dell’autofagiain cellule dendritiche umane infettate, per trovare il modo di usare il processo proprio in aiuto del vaccino.  "I risultati di questo studio individuano negli induttori dell’autofagia, finora utilizzati in altri campi applicativi, come l’oncologia e i trapianti, una nuova classe di molecole con proprietà immunoadiuvanti in grado di potenziare la risposta del sistema immunitario verso un patogeno così complesso come Mtb", ha detto Eliana Coccia del Dipartimento Malattie Infettive Parasittarie e Immomediate dell’ISS. Era infatti precedentemente stato dimostrato che il processo, in modelli animali, proteggesse da malattie come cancro, disordini neurodegenerativi, infezioni, malattie infiammatorie, invecchiamento e resistenza insulinica, diabete.
A differenza di altri sistemi cellulari finora studiati, nelle cellule dendritiche primarie umane è presente un’elevata attività autofagica basale che è verosimilmente associata alla funzione di presentazione dell’antigene peculiare in queste cellule. Successivamente all’internalizzazione del tubercolare è stata osservata una forte riduzione di questo processo, cosa che non avviene nelle cellule infettate con il ceppo vaccinale BCG. "Questo evento determina un blocco della fusione dei fagosomi contenenti Mtb con i lisosomi, distretto in cui avviene il killing del patogeno”, ha spiegato Gian Maria Fimia del Laboratorio di Biologia Cellulare dell’Istituto Nazionale per le malattie IRCCS. “Questi risultati suggeriscono che la capacità di Mtb di alterare il flusso autofagico potrebbe rientrare in una strategia di immunoevasione messa a punto da questo patogeno per bloccare la presentazione antigenica da parte delle cellule dendritiche e, di conseguenza, un’efficace espansione della risposta T effettrice". E dunque, in sostanza, migliorare il processo di autofagia potrebbe essere appunto utile per sconfiggere l’agente patogeno della tubercolosi.
 

22 giugno 2012
© Riproduzione riservata

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