Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Venerdì 19 APRILE 2024
Scienza e Farmaci
segui quotidianosanita.it

Procreazione assistita. Sono 5 milioni i bambini nati da fecondazione in vitro


Ci sono voluti 30 anni perché si arrivasse a questa quota, ma oggi le stime parlano chiaro: sono più di 5 milioni nel mondo i bambini nati da fecondazione in vitro con embryo transfer o dalle altre tecniche di procreazione medicalmente assistita. Numeri in crescita per l’accesso, ma l’Italia è ancora indietro.

03 LUG - Di sicuro la prima è stata Louise Brown, data alla luce il 25 luglio del 1978. Ma capire chi sia stata la cinquemilionesima bambina (o bambino, chissà) nata dall’inseminazione artificiale è più difficile. Anche se di sicuro, secondo le stime presentate a Istanbul nel corso del 28esimo meeting dell’ European Society of Human Reproduction and Embryology (ESHRE), al primo luglio 2012 il traguardo è stato raggiunto e superato. A dirlo i ricercatori dell’International Committee for Monitoring Assisted Reproductive Technologies (ICMART), che hanno effettuato il calcolo partendo dal numero di cicli di trattamento per Fivet e Icsi (Intracytoplasmatic Sperm Injection, tecnica per la quale un singolo spermatozoo viene iniettato direttamente nel citoplasma ovocitario tramite un ago) dichiarati entro il 2008 da ogni nazione, e da una stima per i successivi tre anni.
 
Quando ci si immagina un ciclo di inseminazione artificiale, la prima immagine che viene alla mente è forse quella di un ago che buca la membrana di un ovocita per fecondarlo, una delle immagini più usate dalla stampa e dai media per accompagnare la descrizione del processo. In realtà, questo procedimento rappresenta solo uno dei metodi usati nella procreazione medicalmente assistita per raggiungere l’obiettivo, molte altre volte si procede con la semplice tecnica in vitro, per la quale il gamete maschile e quello femminile vengono semplicemente collocati insieme in un apposito recipiente affinché il primo penetri nel secondo. In tutto tra Fertilizzazione In Vitro con Embryo Transfer, Icsi e altre tecniche, sono circa un milione e mezzo ogni anno le procedure di procreazione medicalmente assistita attuate nel mondo ogni anno. Da queste nascono circa 350 mila bambini ogni 12 mesi, un numero che è destinato a crescere, non solo per il numero sempre maggiore di donne che scelgono questo approccio, ma anche perché le tecniche migliorano e così fanno anche le percentuali di gravidanze portate a termine: i tassi di successo per il singolo ciclo di trattamento – sia che si parli di Fivet che di Icsi – sembrano essersi stabilizzati intorno al 32%, ma gli esperti spiegano che il risultato potrebbe migliorare, anche semplicemente scegliendo correttamente il numero di embrioni da impiantare ogni volta, e congelando quelli restanti. Questa è infatti la cosa che fa la differenza: si possono produrre più embrioni con un solo ciclo ormonale per la donna, e si può decidere di caso in caso quanti impiantarne, tenendo gli altri da parte per il futuro. In questo modo, ad esempio si può scegliere di impiantare un solo embrione alla volta nelle donne più giovani o con problemi di infertilità meno gravi, mantenendo così basso anche il numero di gravidanze multiple, più rischiose sia per le mamme che per i bambini. “In tutta Europa si sceglie sempre più spesso di impiantare un basso numero di embrioni per volta, se questo è possibile”,  ha spiegato Anna Pia Ferraretti, membro IVF Monitoring Consortium dell’ESHRE. “In questo modo le gravidanze triple sono scese sotto l’1% dei casi, mentre quelle gemellari sotto il 20% (19.6%)”.
 
 “Abbiamo capito come riuscire a risolvere il problema di molte coppie infertili”, ha commentato David Adamson, membro dell’ICMART. “Abbiamo migliorato il numero di gravidanze e quelli di nascite, e dimostrato che i bambini che nascono dall’inseminazione artificiale sono in salute tanto quanto quelli concepiti spontaneamente. Ad oggi i trattamenti sono disponibili in moltissimi paesi, dalle culture diverse, ma rimangono ancora delle barriere di accesso: soprattutto economiche, nella maggior parte delle nazioni, ma talvolta anche culturali. Ma pian piano la procreazione assistita si sta facendo largo in medicina, tanto che il suo creatore Robert Edwards ha ricevuto il premio Nobel per la scoperta, seppure con tre decadi di ritardo”.
 
I numeri in Europa e il caso italiano
I dati europei ufficiali più recenti si riferiscono al 2009, e dimostrano come la domanda per questo tipo di trattamento stia crescendo: in quell’anno nel continente – che è quello in cui le tecniche sono di gran lunga più diffuse – sono stati 537.000 i cicli effettuati, contro i 532.000 fatti nell’anno precedente.
Ciò vuol dire che ogni milione di abitanti si fanno quasi 1000 trattamenti di fecondazione in vitro, ma con differenze anche piuttosto grandi nei vari paesi: in Danimarca sono 2726, in Belgio 2562 e in generle nei paesi del Nord Europa i tassi sono molto alti; mentre lo sono meno nell’Europa centrale (747 in Austria, 830 in Germania) o in Inghilterra (879). “Anche in Italia – ha concluso Ferraretti – siamo ben al di sotto dei 1500 cicli ogni milione di abitanti che dovrebbero essere effettuati al minimo perché abbastanza coppie infertili abbiano accesso alla maternità: oggi siamo solo a 863 cicli ogni milione di abitanti”.
 
Alla base di questa difficoltà,forse, c’è anche il fatto che la prima versione della Legge 40 che regolava il tema della procreazione medicalmente prevedeva delle restrizioni eccessive.
In particolare la regola – poi dichiarata parzialmente incostituzionale – stabiliva che non si potessero produrre più di tre embrioni alla volta e che questi andassero impiantati nell’utero tutti nello stesso momento, senza possibilità di congelamento. Queste disposizioni incredibili hanno fatto sì che per lungo tempo chi voleva sottoporsi a fecondazione assistita in Italia fosse costretto a fuggire all’estero, limitando di fatto l’accesso alle tecniche stesse.
In seguito le disposizioni più restrittive sono state eliminate, poiché anticostituzionali, e la legge è diventata più simile a quelle presenti nel resto dell’Europa, anche se spesso i cittadini stessi non ne sono al corrente. L’unica limitazione che persiste ad oggi nel nostro paese è infatti quella di fecondazione eterologa, che prevede l’uso di ovociti o spermatozoi di terze persone, non appartenenti alla coppia: su questa si attende ancora il parere definitivo della Corte Costituzionale.
 
Laura Berardi

03 luglio 2012
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Scienza e Farmaci

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy