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Apnea ostruttiva del sonno: uno stile di vita attivo la contrasta

di Megan Brooks

Uno stile di vita attivo ha dato prova di ridurre l’incidenza di apnee notturne del sonno (OSA) in un ampio studio condotto negli Usa. “Oltre a ridurre l’obesità, uno stile di vita attivo aumenta la resistenza e riduce l’infiammazione. L’insulino-resistenza e l’infiammazione sono meccanismi importanti che potrebbero causare OSA”, afferma Tianyi Huang del Brigham & Women’s Hospital di Boston, primo autore dello studio.

28 LUG - (Reuters Health) – Uno stile di vita attivo può contribuire a proteggere dall’apnea ostruttiva del sonno (OSA). Ad affermarlo è una nuova ricerca Usa che ha evidenziato come livelli più elevati di attività fisica e meno ore trascorse seduti si associno a un rischio inferiore di OSA.

“I risultati sono piuttosto prevedibili, poiché sappiamo che essere fisicamente attivi e meno sedentari è efficace per ridurre l’obesità, un fattore di rischio forte per OSA”, dice Tianyi Huang del Brigham & Women’s Hospital di Boston, primo autore dello studio.

“Oltre a ridurre l’obesità, uno stile di vita attivo aumenta la resistenza e riduce l’infiammazione. L’insulino-resistenza e l’infiammazione sono meccanismi importanti che potrebbero causare OSA. Uno stile di vita attivo durante il giorno riduce anche la ritenzione di liquidi eccessiva; quando le persone dormono sdraiate, i liquidi in eccesso possono comprimere i polmoni riducendone il volume e causando OSA”, aggiunge Huang. I risultati dello studio si basano sui dati relativi a oltre 118.000 donne del Nurses’ Health Study (2002-2012) e del Nurses’ Health Study II (1995-2013) e a oltre 19.000 uomini del Health Professionals Follow-up Study (1996-2012).

Ogni due-quattro anni, i partecipanti hanno segnalato la loro attività fisica ricreativa (quantificata tramite l’equivalente metabolico, o MET-ore a settimana) e il tempo trascorso seduti. La OSA è stata autosegnalata. 8.733 soggetti hanno sviluppato OSA.

Dopo l’aggiustamento per possibili fattori confondenti, le persone con 36 o più MET-ore a settimana di attività fisica (vs meno di sei MET-ore a settimana) presentavano un rischio del 54% inferiore di OSA (hazard ratio: 0,46; IC al 95%: da 0,43 a 0,10; P per trend < 0,001). Rispetto a chi trascorreva meno di quattro ore a settimana seduto a guardare la TV, quelli che passavano 28 o più ore a settimana di fronte alla TV presentavano un rischio aumentato del 78% di OSA (HR: 1,78; IC 95%: da 1,60 a 1,98; P<0,001). L’HR corrispondente era 1,49 (IC 95I: da 1,38 a 1,62; P<0,001) per 28+ ore a settimana seduti al lavoro/fuori casa.

Con un ulteriore aggiustamento per diversi fattori metabolici come indice di massa corporea e circonferenza vita, le associazioni con attività fisica e ore seduti al lavoro/fuori casa si sono attenuate ma sono rimaste significative (P<0,001), mentre la correlazione con le ore seduti a guardare la TV non era più statisticamente significativa (P=0,18).

“La maggior parte dei precedenti studi osservazionali sulle associazioni di attività fisica e sedentarietà con OSA erano trasversali, con una valutazione sull’esposizione incompleta e un inadeguato controllo dei fattori confondenti”, conclude Huang. “Questo è il primo studio prospettico che valuta contemporaneamente l’attività fisica e il comportamento sedentario in relazione al rischio di OSA”.

Fonte: European Respiratory Journal

Megan Brooks

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

28 luglio 2021
© Riproduzione riservata

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