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Combattere la paura e ripartire con screening e interventi


Sono 1,3 milioni i ricoveri in meno e 145 milioni di prestazioni non erogate nel 2020 a causa della pandemia. Per sensibilizzare i cittadini è partita l’iniziativa “La mia salute non può aspettare” di Johnson&Johnson Medical Italia, Società Scientifiche e Associazioni Pazienti con l’obiettivo di accompagnare in sicurezza i cittadini a intraprendere o proseguire il proprio percorso di cura.

30 LUG - Secondo uno studio di Fondazione Gimbe (Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze) nel 2020 sono stati quasi 1,3 milioni i ricoveri e 145 milioni le prestazioni specialistiche in meno, numeri che si aggiungono a un’indagine qualitativa condotta da Elma Research secondo la quale i pazienti continuano a non recarsi negli ospedali per paura di contrarre il Covid-19 e avvertono un senso di isolamento e smarrimento per aver perso il contatto con il sistema sanitario e per l’incapacità di riuscire ad orientarsi per la ripresa dei percorsi di diagnosi e cura.
 
L’iniziativa
Per favorire il rapporto di fiducia tra medico, paziente e strutture è stata lanciata l’iniziativa di sensibilizzazione “La mia salute non può aspettare”, con l’obiettivo di supportare e accompagnare i pazienti non Covid, grazie a alcune linee guida, consigli degli esperti, checklist e FAQ, a intraprendere o proseguire il proprio percorso di cura in sicurezza. L’iniziativa è partita da Johnson & Johnson Medical Italia, leader italiano nel settore dei dispositivi medicali, in collaborazione con associazioni di pazienti e società scientifiche o organizzazioni professionali.
 
“Per Johnson & Johnson Medical Italia in questo momento è vitale rilanciare i processi di cura di tutte le patologie non Covid-19 in tutte le fasi: dagli screening, alla diagnostica, alle visite di controllo, agli interventi chirurgici e ai follow up – ha spiegato Silvia De Dominicis, presidente e amministratore delegato di Johnson & Johnson Medical Italia – Come azienda impegnata a elevare gli standard di cura e generare un impatto positivo sui pazienti lungo tutto il loro percorso, abbiamo fortemente voluto promuovere una campagna di sensibilizzazione al ritorno alle cure per dare un supporto concreto ai cittadini”.

Sul sito http://www.lamiasalutenonpuoaspettare.it/, i cittadini troveranno vari documenti tra cui: delle “domande e risposte” sulla sicurezza degli ospedali, delle check list per sfruttare la telemedicina al meglio e per riuscire a orientarsi nella ripresa dei percorsi di cura con i suggerimenti delle società scientifiche e delle associazioni pazienti, videointerviste ai presidenti delle associazioni di pazienti e delle società scientifiche coinvolte che spiegano in modo chiaro e pratico, patologia per patologia, l’importanza di non rimandare né interrompere le cure, evidenziando la centralità degli screening.

“L’impatto indiretto della pandemia di Covid-19 si sta traducendo in un peggioramento dello stato di salute della popolazione – ha affermato Pierluigi Marini, Presidente di Acoi (l’Associazione chirurghi ospedalieri italiani) – Abbiamo monitorato come le conseguenze delle misure prese contro la pandemia hanno determinato una riduzione di circa l’80% dell’attività chirurgica elettiva e, in alcune realtà fino al 35% di quella in urgenza. Ovunque abbiamo registrato la volontà di ripartire ma serve una maggiore attenzione nei confronti delle risorse da destinare a strutture, tecnologie e formazione”.
 
I numeri
La Fondazione Gimbe, nell’ambito della campagna “La mia salute non può aspettare”, ha svolto una serie di indagini dalle quali emerge un quadro preoccupante: sono, infatti, 144,5 milioni le prestazioni di specialistica ambulatoriale in meno registrate nel 2020 rispetto al 2019. La quota più rilevante riguarda gli esami di laboratorio 62,6% del totale delle prestazioni in meno, seguita dalla diagnostica (13,9%), dalle visite (12,9%) e infine l’area della riabilitazione (5,8%) e quella terapeutica (4,9%).

“I dati analizzati mostrano come in tutte le Regioni si sia registrata una notevole riduzione degli interventi chirurgici soprattutto di quelli programmati, anche in aree, come quella oncologica, dove la tempestività dell’intervento è fondamentale per la prognosi del pazienti – ha commentato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – Tutta l’attività di chirurgia d’elezione è stata notevolmente sacrificata. L’impatto sulla salute rischia di essere rilevante, anche se difficile da stimare, e potrebbe riguardare molti pazienti”.
 
Gli attori che hanno promosso la campagna hanno anche prodotto un decalogo con 10 raccomandazioni alle istituzioni per definire le priorità del sistema sanitario per la ripartenza. “La pandemia ha portato alla luce l’urgenza di ridefinire il concetto di cura attorno alle esigenze dei pazienti e la necessità di ottimizzare le risorse del sistema sanitario per migliorare gli standard di cura e quindi curare un maggior numero di cittadini – ha affermato De Dominicis – Insieme abbiamo riflettuto sulla sanità digitale come opportunità per immaginare nuovi luoghi di cura anche virtuali e come punto di partenza per fare leva sui dati e sull’intelligenza artificiale al fine di assicurare appropriatezza terapeutica e equità di trattamento” ha concluso Silvia De Dominicis.

30 luglio 2021
© Riproduzione riservata

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