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Micari (Un. Palermo): “Preoccupazione per affermazioni assessore Razza”

13 SET - Non possono che destare preoccupazione le recenti affermazioni dell’Assessore regionale alla Sanità, avv. Ruggero Razza, circa l’attivazione di percorsi regionali di formazione destinati a formare medici del servizio di emergenza-urgenza, che sembrano sostituirsi ai corsi universitari di specializzazione in Medicina dell’Emergenza e Urgenza e nelle discipline equipollenti.
 
Invero al di là e a prescindere dalle fonti giuridiche che consentirebbero all’Amministrazione Regionale di costruire un percorso formativo parallelo rispetto a quello canonico previsto dalla normativa di riferimento, ciò che preoccupa maggiormente è il raggiungimento della qualità della formazione richiesta ai fini dell’espletamento di attività destinate alla tutela della salute pubblica.
 
Nei fatti l’Assessore con il percorso formativo previsto dall’art. 96 dell’A.C.N. ai fini dell’espletamento dell’attività di emergenza sanitaria territoriale, indirizzato in questo caso a medici in possesso della sola abilitazione alla professione, sostiene l’idea che con tale operazione si possano sostituire, all’interno di un Pronto Soccorso, gli specialisti della Medicina di Emergenza e Urgenza (urgentisti) con i medici dell’emergenza sanitaria territoriale che sono chiamati ad erogare prestazioni non specialistiche.
 
A tal proposito, giova ricordare che ben 82 Paesi nel Mondo riconoscono la disciplina dell’emergenza-urgenza come specialità (i.E.M.). In particolare, all’interno dell’Unione Europea è richiesto l’espletamento di un percorso specialistico almeno quinquennale in ambito urgentistico (Decisione Delegata Ue 2016/790) ovvero un’integrazione di durata almeno biennale di una precedente correlata specialità di durata sempre quinquennale (UEMS, EUSEM).
 
Rapportando l’esperienza europea in ambito regionale emerge il paradosso, scaturente dalla discutibile scelta dell’Assessorato, di preparare, in soli due anni, i professionisti cui affidare la cura delle emergenze-urgenze sanitarie nelle strutture assistenziali deputate ad erogare prestazioni di elevata complessità.  
 
D’altro canto, spiace constatare che l’Assessore Razza, esponente dell’attuale Giunta Regionale, apostrofi con termini dal chiaro tenore offensivo le legittime preoccupazioni che provengono dal mondo accademico, il cui esclusivo interesse è garantire il più elevato livello formativo possibile a tutela della collettività e della salute dei cittadini siciliani.
 
Più volte infatti la comunità accademica siciliana ha auspicato un maggiore interesse da parte della politica regionale nei confronti del Diritto allo studio complessivamente considerato, stigmatizzando la scelta di approvare una legge regionale in materia che non consente, per l’inconsistenza delle risorse finanziarie destinate, di sostenere adeguatamente gli studenti siciliani nel percorso formativo.
 
Sul tema specifico della formazione specialistica, la Regione, in tal senso più volte sollecitata, piuttosto che concepire percorsi formativi paralleli, avrebbe potuto e dovuto impiegare maggiori risorse per finanziare contratti aggiuntivi per l’accesso alle Scuole di Specializzazione di Medicina, garantendo una formazione adeguata ai medici siciliani, finalizzata alla migliore tutela del diritto alla salute.
 
L’Università di Palermo si rende disponibile quindi, ad avviare un immediato e proficuo confronto con il Governo Regionale e con gli Enti e le Istituzioni preposti, che consenta d’individuare specifiche soluzioni che tengano conto dell’emergenza, ma allo stesso tempo garantiscano la qualità del percorso formativo dei giovani medici siciliani anche nella prospettiva di una futura crescita professionale nei ruoli della sanità pubblica. E ciò non soltanto per far fronte alle criticità contingenti, ma ai fini della programmazione e pianificazione di interventi strutturali e duraturi.
 
Prof. Fabrizio Micari
Rettore dell’Università di Palermo

13 settembre 2019
© Riproduzione riservata
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