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Medico aggredito a Catania. Lorenzin intervenga

04 GEN - Gentile Direttore,
la Sicurezza delle Cure e la Sicurezza di chi viene curato e di chi cura è e deve essere un requisito che è parte costituente del diritto alla Salute. In Italia e in tutti i sistemi sanitari regionali questo diritto viene continuamente e costantemente violato, soprattutto nei servizi di soccorso territoriali e nei pronto soccorso.

L’aggressione ad un collega medico compiuta in servizio presso il Pronto Soccorso del Policlinico di Catania
, colpevole solo di essere in servizio e rispettare le regole di comportamento e professionali, da parte di persone che non riconoscono e non rispettano più il ruolo e l’utilità pubblica del servizio, testimonia una criticità non più tollerabile. La violenza fisica e psichica nei confronti del personale sanitario che lavora nel settore dell’emergenza (118 e pronto soccorso), è stata testimoniata dai fatti di Catania: questo non è stato un episodio isolato ma è solo un esempio di quanto il personale subisce continuamente.

Minacce e intimidazioni, violenza, contro chi mette la faccia davanti ad un disagio crescente, non possono rimanere senza risposta da parte di quanti hanno il dovere istituzionale di mettere in sicurezza un lavoro svolto in condizioni spesso gravemente inadeguate e che peggiorano continuamente.
Ogni giorno i giornali e i dati che INAIL e del ministero confermano che la Violenza e le Aggressioni, le lesioni fisiche e psichiche dei sanitari coinvolti sono diventati un serio problema che sta mettendo in una situazione di notevole criticità e di scarsa sostenibilità i sistemi sanitari locali. In alcune aree regionali, si arriva a livelli di gravità sconcertante, improponibile in un contesto civile.

I medici, il personale sanitario e di chi lavora nei sistemi di soccorso non possono essere gli unici colpevoli della insoddisfazione, dell’ignoranza e della maleducazione dell’opinione pubblica, anche in presenza di oggettive gravi criticità nell’erogazione dei LEA, in tutti i settori dell’assistenza, in particolare in quelli dell’emergenza ospedaliera e territoriale, soprattutto in alcune realtà regionali, vittime, più di altre, delle discrepanze derivanti del Titolo V della Costituzione della Repubblica.

Non basta indignarci ad ogni evento di aggressione, condannare l’episodio e non porci il problema di come ridurre e prevenire questa piaga cosi negativa e non accettabile per un sistema pubblico che si vanta di essere uno dei migliori al mondo.

Occorre prendere immediatamente tutte le iniziative, a tutti i livelli, per essere finalmente propositivi, “attivi”: non basta più e non deve bastare solamente lo sdegno. Occorre cambiare registro e pretendere che la prevenzione e la protezione siano implementate nelle aziende sanitarie. Innanzitutto cominciamo ad applicare le leggi e le raccomandazioni ministeriali!

Cimo, in particolare con il Coordinamento Emergenza, chiede al Ministro “garante”, con la sua funzione di tutelare sia gli operatori sia i cittadini, di patrocinare tutte le iniziative ministeriali e legislative, nei confronti delle regioni e dei loro sistemi di Emergenza, per sviluppare una politica di gestione del rischio; è indispensabile inoltre che sia considerato concretamente nel “Documento sui rischi” il persistente pericolo delle aggressioni; infine non sono più rimandabili iniziative di comunicazione che promuovano una cultura di civiltà che non tolleri ulteriormente risentimento e violenza nei confronti di chi è preposto al bene comune e ha scelto di curare il prossimo.

Coordinamento CIMO Emergenza

04 gennaio 2017
© Riproduzione riservata

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