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La rete ospedaliera in Sicilia, tra annunci e proposte di riforma. Un’altra occasione persa

03 MAG - Gentile Direttore
dispiace dirlo: in Sicilia, purtroppo, ancora una volta il bicchiere, nonostante gli sforzi, è mezzo vuoto. Pollice verso alla proposta di rimodulazione della rete ospedaliera, e quindi della rete di servizi nel territorio, perché è deficitaria per la tenuta ed efficacia della sanità pubblica, per una adeguata risposta alla domanda di salute dei cittadini, per il ruolo previsto per il personale medico e sanitario.
 
Questa “Riforma” dovrebbe rappresentare l’occasione per la razionalizzazione del sistema ma oggi ben poco è stato realizzato: da più di 3 anni vengono continuamente annunciati roboanti e imminenti assunzioni mediante concorsi, ma le parole sono molte e i gesti concreti pochi.
Il personale medico del SSR è in evidente sofferenza e nonostante le recenti stabilizzazioni dell’esercito dei precari, non è numericamente sufficiente a colmare i vuoti di organico delle Aziende Sanitarie.
 
Non solo: le quote di personale medico hanno un’età media elevata, usufruiscono di benefici della Legge 104/92, hanno limitazioni funzionali che ne riducono l’impiego, pertanto il numero di personale disponibile quotidianamente sul luogo di lavoro è decisamente al di sotto degli standard minimi previsti dalle dotazioni organiche, con evidente aumento del rischio clinico per operatori e utenti. Il vuoto d’organico potrebbe aumentare in conseguenza dei prossimi pensionamenti incentivati dalla recente normativa.

Ciò nonostante il governo regionale, con il via libera di quello centrale, va avanti come se non esistessero questi problemi strutturali, sopra citati, ed eludendo diverse altre significative criticità.
 
Intanto la singolare individuazione dei 4 bacini oro-geografici e della relativa popolazione, quindi l’anomala concentrazione di DEA di II livello, cioè la presenza di 3 DEA di II liv. a Catania e di 2 DEA di II liv. Palermo su 7 in totale.
 
Un’offerta sanitaria territoriale tanto sbilanciata che produrrà migrazioni forzose della popolazione di alcune provincie verso le strutture Sanitarie «Pubbliche e Private Convenzionate» di altre Provincie. Tutto ciò con evidenti ricadute negative di tipo economico (trasferimento di risorse economiche da una provincia all’altra) e sociale.

Non solo, registriamo il fenomeno inspiegabile dell’Unita Operative Complesse- U.O.C. doppioni e il mantenimento di plurime UOC della stessa specialità all’interno della medesima Azienda Ospedaliera. Perché?
 
Sul piano delle risorse è bene sottolineare che i Fondi Contrattuali Dirigenza derivanti dalla riduzione delle UOC non devono essere trasferiti ad altri capitoli. Poco si è fatto sulle reti Tempo-dipendenti che in alcune province risultano solo parzialmente attivate.
 
Nel SUES-118 persiste il nodo del personale precario ancora da riorganizzare così come le assunzioni straordinarie di medici, infermieri e personale tecnico professionale, annunciate per far fronte all’applicazione delle Legge 161/2014 (orario di lavoro, notturno e riposi), ma ancora non effettuate.
 
Il Decreto «dimentica» il Territorio. Non è ipotizzabile riorganizzare la rete ospedaliera senza riorganizzare il territorio. La Specialistica Ambulatoriale è insufficiente, non riesce a supportare la Medicina di Base specie nella gestione dei pazienti cronici cardiopatici e diabetici. Necessitano di riorganizzazione la Continuità Assistenziale, l’Assistenza Farmaceutica, la Fornitura di Protesi ai disabili, le Strutture Residenziali e Semiresidenziali.
 
Quindi il capitolo dell’obsolescenza delle attrezzature e della strumentazione sanitaria che aumenta il rischio clinico per operatori e utenti.
 
Sempre sul piano delle strutture: l’assenza in molte Aziende di adeguati locali per l’Alpi, con conseguente perdita di risorse per la sanità pubblica. 
 
Intanto, la rifunzionalizzazione delle Case di Cura Convenzionate non ha modificato il numero dei posti letto complessivi. Infine, mancano interventi per la messa in sicurezza degli operatori sanitari. Ancora poco o nulla è stato fatto contro le aggressioni ai lavoratori.
 
Riepilogando: è un contesto dove brilla l’assenza della «Governance» e del confronto con i medici. Le Aziende Sanitarie sono dirette da Commissari e in qualche caso senza Direttore Sanitario e Amministrativo.
 
La responsabilità di questa situazione viene da lontano, non è certo solo dell’ultimo piano avanzato dall’assessore Ruggero Razza, e non è solo del governo regionale, ma anche dell’assenza di una cornice nazionale, di una regia attiva anche dell’attuale ministro della Salute. 
 
La FISMU- FVM Sicilia ancora una volta vuole essere chiara: è urgente un intervento  sulla Rete Ospedaliera per una rinascita della Sanità Siciliana, ma serve una buona Riforma, su due gambe solide, ospedale e territorio, quest’ultimo ora completamente dimenticato, altrimenti questa sarà un fallimento annunciato: la classica toppa, peggiore del buco. 
 
Rosario di Carlo
Dirigente regionale Fismu Sicilia (sezione di Federazione Veterinari Medici-FVM)

03 maggio 2019
© Riproduzione riservata

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