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Sicilia: in sanità cambia tutto (si dice) ma non cambia mai niente!

06 GIU - Gentile Direttore
in Sicilia, immobilismo, mancate nomine dei dirigenti, e commissari ancora ai posti di amministrazione di alcune aziende sanitarie, un processo complessivo di decadenza di una sanità da mesi senza governo. La politica latita. Eppure dalla pubblicazione del piano di rimodulazione della Rete Ospedaliera, gli annunci non sono mancati, sommergendo invece l’evidenza dei fatti, o meglio l’assenza. 
 
Secondo il cronoprogramma, del governo regionale si prevedevano alcune tappe cominciate a gennaio, quindi nella primavera di questo anno, fino a dicembre, e con conclusione giugno del 2020): alla fine di questo processo ci saranno 138 Unità Operative Complesse in meno, 23 PTE - Punti di Emergenza Territoriale- in meno, 6 punti nascita in meno e, si spera, la messa a punto delle Reti Tempo Dipendenti.
 
Ma andiamo a oggi. La nomina dei Manager delle Aziende Ospedaliere Siciliane non pervenute. Invece resistono ancora i Commissari che governano i Policlinici Universitari di Catania, Palermo, Messina e mancano tutt’ora i Direttori Sanitari e i Direttori Amministrativi di tutte le altre Aziende Ospedaliere. 
 
È assente, insomma, la governance degli Ospedali (quelli che ci ostiniamo a chiamare Aziende Ospedaliere), mentre come abbiamo scritto sopra è partito il programma che cadenzerà i tagli e il riordino della rete.
 
È vero che a fronte di questa situazione di immobilismo, e di decadenza, gli ospedali rimangono aperti e i pazienti, che hanno bisogno, sono accolti, ricoverati e curati, fondamentalmente perché i medici nonostante tutto continuano a fare con sacrificio il proprio dovere. Al netto delle problematiche che li affliggono: carenze di organico e stress da carichi di lavoro, obsolescenza delle attrezzature con aumento del rischio clinico per operatori e utenti, aggressioni verbali e talvolta anche fisiche.
 
Altra questione nel libro dei sogni della mai avviata modernizzazione della sanità regionale 
Si dice da molti anni che se si vuole percorrere la strada della gestione del “paziente acuto” in ospedale e del “paziente cronico” a casa, e che bisogna agire in questo senso contemporaneamente su Rete ospedaliera e su Rete Territoriale: a parole tutto chiaro, ma nella realtà ancora sulla rete territoriale poco o nulla è stato fatto.
 
Di questo passo, a breve, i cittadini e i medici andranno dritti allo sbaraglio.
Certo se si alza una diga (chiusura degli Ospedali con riduzione dei posti letto) è chiaro che a monte l’acqua aumenta (pazienti in attesa di essere ricoverati e liste d’attesa).
 
Non si può svuotare il mare con un cucchiaio! 
 
A meno che deliberatamente non si vogliano asfissiare le strutture pubbliche.
E allora sorge spontanea una considerazione, i medici possono continuare a compiere il proprio lavoro, ma serve una governance!
 
La sanità ha una sua complessità e deve essere governata! Forse è venuto il tempo di  ripensare, il ruolo del manager, di nomina politica e con obiettivi non clinici, affiancandolo con un contropotere: un organo costituito da medici che esprima i bisogni sanitari. Serve una riforma del governo della sanita con al centro i medici.
 
Rosario di Carlo
Dirigente nazionale Fismu (aderente FVM)

06 giugno 2019
© Riproduzione riservata

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