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Psichiatria diffamata

07 LUG - Gentile direttore,
in Italia abbiamo un Ministro degli Interni che dopo rom, gay e migranti ha trovato un utile bersaglio anche nei Sofferenti Psichici, dichiarando, data la sua profonda esperienza in materia, che i manicomi fossero luoghi di cura, invece che di esclusione sociale quando non di tortura.  Il Ministro della Salute non replica e preferisce far occupare tutto lo spazio della comunicazione sanitaria all’eterna polemica sui vaccini.
 
Replica la SIP facendo notare come i Sofferenti Psichici siano più spesso vittime di violenza ed agiscano violenza in proporzione uguale o minore, soprattutto se ben curati.

 
 
Gli unici spazi di discussione sono state su Quotidiano Sanità due lettere molto discutibili, entrambe dalla Campania, sulla apertura/chiusura di posti di riabilitazione proprio nella mia Asl Napoli 2 Nord, e poi sulla spesa sanitaria, notoriamente bassissima in Campania, relazionata però ai soli posti TSO e alla gestione delle ex aree manicomiali.
 
Mi ricordo nomi celebri della Psichiatria Campana, come Fausto Rossano o Sergio Piro, che mi avevano insegnato quanto orrore ci fosse nei Manicomi e come quelle risorse architettoniche, chiuse definitivamente solo decenni dopo la legge 180, fossero ancora sottratte nel beneficio economico di un loro fitto o vendita, a chi ne aveva diritto alla gestione. Spetterebbe ai Centri di Salute Mentale, attraverso la dirigenza ASL, poter fittare o vendere le aree ex.manicomiali allo scopo di implementare i servizi ai Sofferenti Psichici e alle loro famiglie. Di questo dovrebbero parlare i Ministri.
 
Approfondiamo però cosa significa famiglia e paziente.
 
Non è difficile capire che le famiglie possono essere quelle d’origine o quelle acquisite (di fatto, unioni civili, matrimonio), ma che esistono anche molti sofferenti psichici emancipati o soli, abbandonati dalla famiglia, senza fissa dimora o senza famiglia, ancora emarginati in strutture pubbliche o private, più umanizzate dei Manicomi ma altrettanto escludenti dal contesto sociale.
 
A tutta questa diversità di esigenze, (domestiche, abitative, lavorative, scolastiche, socializzanti, relazionali), dovrebbe rispondere in primis il Territorio, attraverso i Comuni e le Ato, ma nella maggioranza dei casi non ci sono fondi e quelli che ci sono vengono spesi solo a favore dell’emarginazione in strutture umanizzate, che escludono dal contesto sociale.
 
Bisogna chiedere alla ANCI i dati esatti nel merito ed alla SIEP la differenza tra esigenze e effettivi progetti di riabilitazione sociale, scolastica, domestica e lavorativa, integrati nel territorio, ovvero nel contesto comune a tutti noi, rispetto anche al numero ed alla varietà di figure professionali esistenti.
 
Esistono anche problemi di autorizzazioni, delle stesse strutture ASL, che sembrano ostacoli da evitare o da aumentare, per garantire che il sistema si sposti verso i nuovi manicomi umanizzati, invece che verso l’autonomia e l’emancipazione dei sofferenti psichici, anche dalle loro famiglie.
 
Almeno questa è l’impressione generale che si avverte, lavorando in un Paese in cui i Tagli alla Sanità e al Welfare sono una costante da decenni ed il razzismo e la manipolazione politica strumentale l’unica voce implementata dal cosiddetto “governo del cambiamento”.
 
Manlio Converti
Psichiatra 


07 luglio 2018
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