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Lunedì 10 MAGGIO 2010
Oms: crisi mette a rischio progetti in Paesi via di sviluppo

La salute nel mondo ha fatto enormi progressi, anche nei Paesi poveri. Il numero di bambini sottopeso è passato dal 25% al 16% tra il 1990 ed il 2010 ed i decessi tra i bambini sotto i cinque anni sono diminuiti del 30% passando da 12,5 milioni nel 1990 ad 8,8 milioni nel 2008. Il numero di nuove infezioni da Hiv, inoltre, è sceso del 16% tra il 2000 ed il 2008 e la percentuale della popolazione mondiale che ha accesso all'acqua potabile è cresciuta dal 77 all'87%. I numeri arrivano dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che alla soddisfazione per i pregressi degli ultimi decenni affianca, tuttavia, la denuncia di gravi disuguaglianze tra Paesi e regioni e di numerose sfide che la crisi economica globale rende ancora più difficili da vincere, a causa della riduzione di finanziamenti per i progetti rivolti alla promozione della salute. Una crisi che rischia di abbattersi anche su molti dei risultati ottenuti ma ancora “vulnerabili” .

Le dichiarazioni dell’Oms arrivano insieme al’ultimo rapporto sulle Statistiche sanitarie mondiali, dove emergono “segni di progresso verso la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo del Millennio fissati dall'Onu per il 2015”, ma “altri i progressi risultano invece limitati a causa di conflitti, cattivo governo, crisi economiche o umanitarie o per mancanza di risorse”. Inoltre, la denutrizione resta una causa latente di circa un terzo dei decessi di bambini. Ancora troppo alto il numero di persone (2,6 miliardi) che non hanno ancora accesso ad impianti sanitari igienici, così come molti sforzi vanno ancora fatti in favore della salute materna e dei neonati. Su scala mondiale, si stima infatti che circa il 40% dei decessi di bambini sotto i cinque anni intervengono nei primi mesi e la maggioranza di questi nella prima settimana di vita. Secondo le stime, inoltre, in Africa si registra ancora il record di morti per le donne legate alla maternità, con 900 decessi per 100mila bambini nati vivi contro i 27 su 100mila in Europa. Un indicatore sanitario degli ampi divari tra ricchi e poveri
 

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