quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 17 MAGGIO 2018
Prestazioni previdenziali: “nuovi bisogni” per il lavoratore con patologia oncologica

Un aspetto particolare della risposta al paziente oncologico è l’urgenza assistenziale legata ai tanti bisogni emergenti a seguito di una diagnosi oncologica, al quale il X Rapporto Favo ha dedicato una particolare attenzione.
Il Legislatore ha previsto (art. 6, L. 80/2006) un impegno tempestivo del Sistema di sicurezza sociale, per i relativi accertamenti sanitari per invalidità civile entro quindici giorni dalla domanda.
 
L’efficacia dell’impegno dell’Inps, evidente anche nelle realtà dove le Asl continuano a svolgere il primo accertamento, con tempi medi di risposta sanitaria per i pazienti oncologici inferiori rispetto alla generalità delle domande (68 giorni contro 114 nel 2017), è particolarmente significativa dove è l’Inps che si occupa dell’intero accertamento sanitario di invalidità civile (48 giorni nel 2017) e in particolare in Friuli Venezia Giulia (28 giorni), Veneto (33 giorni) e Lazio (40 giorni).
 
L’affidamento all’Inps dell’accertamento complessivo garantisce ai cittadini in condizioni di bisogno non solo minori disagi, evitando la possibilità di una duplice visita, ma anche risposte più celeri. L’Inps inoltre è impegnato per l’appropriatezza delle valutazioni medico legali in oncologia: le linee guida e il certificato oncologico introduttivo come strumenti di equità e omogeneità della valutazione prognostica e il protocollo d’intesa con IFO ne sono l’esempio.
 
L’Istituto di previdenza, in attesa dell’aggiornamento delle tabelle indicative delle percentuali di invalidità civile, dal 2011 ha prodotto, anche per le patologie neoplastiche linee guida valutativecondivise con le Società scientifiche e, per garantire il necessario flusso informativo qualificato, a ottobre 2012 ha rilasciato il certificato introduttivo oncologico telematico elaborato in collaborazione con Aiom grazie al raccordo operativo di Favo.
La compilazione del certificato da parte dell’oncologo clinico garantirebbe tempestività e appropriatezza clinica delle risposte, omogeneità valutativa e una notevole semplificazione dell’iter dell’accertamento.
 
Ad oggi però l’adesione da parte degli oncologi clinici risulta ancora molto bassaessendo corredate dal certificato oncologico solo lo 0,35% del totale delle richieste per patologia neoplastica. Per questo, dal 2017, l’Inps ha sottoscritto con gli Istituti Fisioterapici Ospitalieri (I.F.O) di Roma e la Regione Lazio un protocollo sperimentale di intesa “per la tutela della disabilità da patologie oncologiche” con cui Ifo si impegna a garantire ai propri pazienti la compilazione a titolo gratuito del “certificato oncologico introduttivo”.
 
È lo stesso Inps nel Rapporto a sottolineare l’emergenza di “nuovi bisogni” per il lavoratore con “lunga malattia” da patologia oncologica,rispetto ai quali l’attuale assetto della tutela previdenziale, diviso tra tutela della malattia acuta e tutela dell’invalidità permanente, mostra evidenti limiti di garanzia.
Anche in aderenza alle molte dichiarazioni da parte degli Organismi scientifici e politici sovranazionali, si impone secondo l’Inps con urgenza, il problema di preservare la possibilità di reintegrazione lavorativa per il paziente oncologico che abbia superato, con esito pienamente o parzialmente Favorevole, il lungo iter della malattia inabilitante.
 
Alcuni passi in questa direzione sono stati percorsi anche in Italia con interventi tuttavia non organici e affidati prevalentemente alla contrattazione collettiva di categoria e a singoli decreti.
Sarebbe forse opportuno secondo l’Istituto un intervento legislativo che riunifichi e armonizzi, attraverso una specifica tutela previdenziale, gli interventi a sostegno, rispettivamente, della malattia, della invalidità permanente e del lavoro, per tutti i lavoratori con patologia oncologica. Questa forma di tutela potrebbe avere come modello di riferimento quella della prima metà del secolo scorso per la tubercolosi, patologia anch’essa a forte connotazione sociale, di lunga terapia e ad esito incerto, attraverso prestazioni previdenziali sequenziali e di lunga durata (indennità giornaliera; indennità post-sanatoriale o post-ambulatoriale; assegno di cura e sostentamento) per garantire al lavoratore “guarito” una sorta di “rendita di passaggio” finalizzata al pieno reinserimento produttivo.
 
La proposta Inps al Legislatoreè di recuperarne i principi ispiratori capaci di coniugare il diritto alla salute e quello ai sostegni economici previdenziali in una logica di integrazione socio-lavorativa, alla luce, anche se solo per certi aspetti, dei principi sanciti dalla Convenzione Onu del 13 dicembre 2006 sui diritti delle persone con disabilità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA