quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Martedì 06 SETTEMBRE 2011
Arisi (Smic): “Un farmaco da non confondere con quelli abortigeni”

L'intervento di Emilio Arisi, presidente della Società Medica Italiana per la contraccezione

La contraccezione d’emergenza dei “cinque giorni dopo” è una novità per il nostro Paese, ma non dimentichiamo che in realtà questo farmaco ha già ricevuto l’autorizzazione da parte degli Enti regolatori internazionali ed è utilizzato in più di venti Stati europei.
Da un punto di vista farmacologico l’Ulipristal acetato non va assolutamente confuso con i cosiddetti farmaci abortigeni anche se il principio attivo utilizzato appartiene alla categoria dei modulatori dei ricettori del progesterone, ormone indispensabile per creare le condizioni adatte alla fecondazione dell’ovulo. In sostanza, questo farmaco inibisce il rilascio da parte dell’ipofisi dell’ormone LH che induce l’ovulazione e quindi la conversione del follicolo ovarico in corpo luteo. Ritardando il meccanismo della ovulazione di alcuni giorni si permette che gli spermatozoi del rapporto a rischio non siano più in grado di fecondare un ovulo. Inoltre, i modulatori del progesterone hanno azioni diverse a seconda della dose impiegata, e nel caso dell’Ulipristal il dosaggio di principio attivo utilizzato è di soli 30mg, un quantitativo ottimale per ritardare l’ovulazione.
Non solo, la “pillola dei cinque giorni dopo” ha un’azione che la differenzia anche dall’unica contraccezione di emergenza fin ora autorizzata in Italia, ossia il levonorgestrel, conosciuto come pillola del giorno dopo. L’Ulipristal acetato, infatti, assunto quanto prima dal rapporto sessuale presunto fecondante e comunque non oltre le 120 ore da questo, ha un’efficacia molto elevata e, in base agli studi effettuati, anche un po’ superiore rispetto all’altro farmaco. Soprattutto presenta fenomeni collaterali modesti, essenzialmente piccoli dolori pelvici. Disturbi scarsamente rilevanti dal punto di vista clinico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA