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Mercoledì 11 LUGLIO 2018
Dal biotech ai farmaci orfani. I punti di forza dell’industria farmaceutica italiana

L’Italia del farmaco ha molti punti di forza. Nel farmaco biotech. Le oltre 200 aziende nel Paese, che dal 2010 hanno aumentato gli investimenti in R&S del 40%, sono una realtà consolidata. Investono in R&S quasi 700 milioni, con circa 300 progetti di ricerca. Nelle Terapie Avanzate: 3 su 6 di quelle attualmente autorizzate in Europa sono nate dalla R&S in Italia.
 
Nei vaccini.L’Italia è un hub internazionale di ricerca e produzione, con una solida tradizione scientifica e una forte vocazione all’export. I vaccini generano anche risparmi significativi: per 1 euro speso se ne risparmiano 16 per i costi della malattia evitati; fino a 44, se si considerano il valore di una vita più lunga e in salute e il relativo impatto.
 
Nei farmaci orfani(alle malattie rare è destinato il 25% del totale degli studi clinici in Italia), negli emoderivati (settore in cui il nostro Paese è campione, con importanti investimenti nazionali e internazionali e un livello di investimenti per addetto che è pari a 5 volte la media manifatturiera) e nella medicina di genere.
 
Nel Contract Development and Manufacturing Organization (CDMO), cioè i produttori “conto terzi”.Oggi il comparto, grazie anche ai suoi investimenti 4.0, ha una produzione di quasi 2 miliardi, la più alta in Ue e vale circa ¼ del totale europeo.
 
Le imprese del farmaco possono contare su un indotto di eccellenza e altamente innovativo con 66.000 addetti, 14 miliardi di produzione e più di 800 milioni di investimenti. Considerando gli occupati nella distribuzione (oltre 12.000) e nelle farmacie (88.000), la somma di addetti diretti, indotto e filiera è pari a 232.000.

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