quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Mercoledì 21 SETTEMBRE 2011
L’indagine IdO: per 7 ragazzi su 10 affetto e sesso possono vivere separatamente

I dati dell’indagine su Affettività e Sessualità
  
L’esperienza sul campo degli operatori IdO ha permesso di rilevare l’esigenza dei ragazzi di “esprimersi, esplorare e comunicare, attraverso il loro corpo, il rapporto con la sessualità”. Infatti, su un campione di mille domande arrivate allo sportello on line Chiedilo agli esperti…, attivo da più di 4 anni, ben il 71% riguarda questioni legate alla sessualità e al corpo, e di queste circa il 31% sono legate al timore di gravidanze indesiderate.
L’indagine svolta su un campione di oltre 1.600 adolescenti (45% maschi e 55% femmine, dagli 11 ai 19 anni) nelle scuole medie e superiori, attraverso la somministrazione di test su tematiche legate a sessualità, affettività, disturbi alimentari e differenze di genere, evidenzia una serie di dati allarmanti: circa il 70% dei ragazzi (7 su 10), infatti, a domanda esplicita risponde che affetto e sesso si possono vivere separatamente.
Il preoccupante distacco tra affettività e sessualità tra i giovani italiani è confermato dal fatto che circa il 50% dei ragazzi afferma di essersi innamorato una sola volta. Infatti, per la stragrande maggioranza, è difficile parlare di amore: l’85% preferisce parlare di amicizia. Insomma l’amore fa paura; nonostante ciò, l’80% dei maschi sostiene che tra i 14 e i 19 anni si è in grado di riconoscere e gestire i propri sentimenti e il 60% delle femmine indica questa capacità nell’età tra i 14 e i 16 anni. Sorprende che, sebbene i ragazzi di ambo i sessi si ritengano informati, preparati e pronti, quando vivono queste esperienze entrino poi in forme angoscianti e ossessive di pensiero rispetto alle possibilità di aver contratto malattie, di essere incinta o comunque di trovarsi in situazioni difficili. Risalta, dunque, il divario tra informazione scientifica e maturazione personale, tra aspetto razionale ed emotivo, emerge un totale senso d’inadeguatezza.
La tendenza degli adolescenti, dicono gli autori, è quella di “scorporare la sessualità dalle emozioni che l’accompagnano e di considerare il sesso come un gioco trasgressivo”, in cui non si riconoscono implicazioni affettive e relazionali. “Affrontano il sesso – afferma Federico Bianchi di Castelbianco – come una gara da effettuare in apnea per dimostrare le proprie capacità. Esperienze sessuali precoci, pensate come tentativi falliti di riti d’iniziazione, che si traducono in coazione a ripetere. Per molte ragazze il passaggio iniziatico per diventare adulte sta nell’esperienza lesbica anche se non desiderata”.
 
Ma qual é per gli adolescenti l'età giusta per avere il loro primo rapporto sessuale?
 
Il 62% delle ragazze ritiene che l’età giusta sia tra i 17 e i 19 anni, il 28, % tra i 14 e i 15, il 9% dopo i 20 anni e appena lo 0,4% tra gli 11 e i 13 (in realtà, dicono gli autori, “il numero delle ragazze che perde la verginità in questa fascia d’età è ben più alto!”). Per il 46% dei maschi invece, la prima volta può avvenire tra i 14 e i 16 anni, per un altro 43% tra i 17 e i 19 anni, mentre per il 6% tra gli 11 e i 13 e solo per un 5% di essi dopo i 20 anni.
 
A chi si rivolgono i giovani se hanno dubbi, leciti a questa età, relativi al sesso?
 
I ragazzipreferiscono i loro compagni: il 50%, inoltre, dichiara di aver ricevuto informazioni adeguate e il 42% le ritiene sufficienti. Un 92% quindi si ritiene ben informato, e tuttavia chiede e sottolinea la necessità di “ricevere maggiori informazioni, possibilmente a scuola”.  Ma i coetanei non sempre sono in grado di fornire risposte adeguate alle domande e alle curiosità, così gli adolescenti guardano altrove. Se il padre (7%) e l’insegnante (0.5%) vengono esclusi perché si temono i loro giudizi, credono che il web (che consente l’anonimato) possa essere un’ottima alternativa,  per ricevere risposte ai loro quesiti.
Infatti, secondo quanto affermano gli autori, i giovani cercano al di fuori della famiglia le risposte ai dubbi e alle curiosità sul tema della sessualità con il rischio che “siano in genere gli amici, il partner, internet e la TV, le fonti di informazione privilegiate”; di conseguenza le informazioni che gli adolescenti ottengono sono parziali o, molto spesso sbagliate e fuorvianti, e le inadeguate conoscenze “possono contribuire al costituirsi di false credenze e miti sessuali che, a loro volta, creano attese e richieste irrealistiche nei confronti di una relazione”.
 In generale, i giovani non conoscono le attività svolte dai consultori, comunque circa il 65% degli adolescenti attribuisce alla scuola un ruolo fondamentale nella formazione, anche su argomenti quali la sessualità, demandando però a personale extrascolastico esperto questo compito.
 
Ma cosa succede con la diffusione dei blog e dei social network?
 
9 adolescenti su 10 usano internet quotidianamente e i ragazzi tra i 12 e i 14 anni stanno su web da 1 a 3 ore tutti i giorni (Eurispes): con questa platea non poteva non prendere piede la  LOOK AT ME GENERATION, cioè l’esibizionismo attraverso i social network sta diventando un fattore imprescindibile. Una ragazza di 15 anni alla domanda perché metteva in rete le sue esperienze più private ha risposto: “Se gli altri non ti vedono perché lo fai?” Da segnalare è il fenomeno delle camgirls che offrono prestazioni sessuali on line in cambio di regali; è importante notare come loro siano convinte di non prostituirsi in quanto non hanno dei veri rapporti sessuali. Sul web è disponibile la Guida alla professione, con gli slogan “Sei fiera del tuo corpo? Vuoi essere ammirata? Diventa camgirl e guadagnerai 2000 euro al mese”.
Alla luce delle numerosissime domande giunte agli psicologi, che vanno dal ciclo mestruale ai metodi anti concezionali, dal petting alle infezioni intime o alle malattie sessualmente trasmissibili, risulta evidente come dietro le richieste dei giovani vi sia l’esigenza di ricevere ascolto, informazioni e condivisione. Di conseguenza, per gli autori della ricerca, gli interventi pianificati nelle scuole non bastano: è necessaria la creazione di uno spazio di approfondimento come punto di riferimento importante per gli adolescenti, “per accrescere le fonti da cui i ragazzi e le ragazze possono ricevere informazioni, consigli, supporto e conteniment” e per promuovere una corretta e consapevole informazione sulle diverse sfaccettature delle relazioni e della sessualità”.
 
Ecco invece alcune tra le mille domande rivolte alla rubrica  “Chiedilo agli esperti” su  dire giovani.it
 
Da gravidanze indesiderate alla perdita del senso del pudore
 
Dietro i numeri presentati nell'indagine degli psicologi dell'IdO si celano le storie di vita vissuta degli adolescenti italiani, le loro paure, i loro dubbi e le loro sbagliate certezze sul sesso.
 
Cosa succede alle medie?
 
I ragazzini scrivono delle loro prime esperienze, raccontando anche i compromessi e i patteggiamenti scabrosi rispetto all'argomento. Un esempio è la storia di S., una ragazza obesa che frequenta la seconda media di una scuola di periferia, che per integrarsi ha deciso di avere rapporti orali con i compagni. S. confessa che non le piace, perché “a volte ha un sapore sgradevole”, ma in fondo è una cosa semplice che le viene bene e l'accredita tra i suoi coetanei. O ancora il caso di F., un maschietto di 11 anni, infastidito da una compagna che gli mette le mani addosso sotto il banco. Si domanda se è lui ad essere strano o se invece sono “normali” gli altri, che si divertono e se la ridono. 
 
Cosa accade invece alle superiori?
 
Qui colpisce la voglia dei giovani di sfidare e scandalizzare gli adulti, anche se poi corrono su internet alla ricerca di rassicurazioni perché terrorizzati di dover affrontare una gravidanza indesiderata. Esemplare è la storia di un anonima che scrive: “La mia paura è che io possa aver trasportato eventuali spermatozoi nei miei genitali esterni semplicemente toccando il mio pigiama, che a sua volta tre minuti prima aveva avuto contatti con il mio ragazzo (per via di un abbraccio successivo alla masturbazione). Ho il terrore insomma che dal pigiama li abbia trasferiti alle mie mani, dalle mie mani alla carta igienica e da questa ai miei genitali. Non so cosa pensare”. 
 
E cosa pensano invece i genitori?
 
Non sempre sono a conoscenza della precocità dei propri figli, non parlano di sesso con loro, se non per la preoccupazione delle malattie veneree. In alcuni casi i genitori, troppo aperti e disinibiti, entrano poi nel panico di fronte ad eventuali atteggiamenti precocemente sessualizzati dei figli. Nelle scuole i genitori mostrando riluttanza e perplessità per i progetti informativi su affettività e sessualità, e continuano a considerare i loro figli come bambini. Si difendono così: “I nostri figli non sanno cosa sia il sesso”, o “Così li incuriosite e li spingete verso le esperienze..”. Ma i problemi reali sono dirompenti, al punto che ultimamente gli spazi d’ascolto per i genitori nelle scuole si saturano velocemente moltiplicando le loro richieste via web agli esperti IdO. Ora, dunque, anche gli adulti cercano consigli sul ruolo che dovrebbero svolgere nell’educazione sessuale dei propri figli o perché, incapaci di reagire di fronte a eventuali atteggiamenti sessualizzati e problematici, stanno prendono atto che i ragazzi crescono troppo in fretta, diventando degli estranei in famiglia

© RIPRODUZIONE RISERVATA