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Martedì 18 OTTOBRE 2011
Trabucchi (psicogeriatra): “Educhiamo i pazienti anziani a far funzionare bene le proprie ossa”

Intervento di Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione italiana di Psicogeriatria Facoltà di  Medicina Università Tor Vergata Roma

L’anziano è un paziente fragile che l’osteoporosi rende ancora più fragile esponendolo a fratture spontanee o causate da cadute. Eventi che modificano e deteriorano enormemente la qualità della vita in quanto producono un significativo abbassamento del livello di autonomia che, nonostante i possibili interventi chirurgici e adeguati programmi riabilitativi, non viene mai recuperato in toto.
Quindi per quanto riguarda le problematiche legate all’anziano, occorre aggredire l’osteoporosi su due fronti: quello della prevenzione e quello della terapia.
Innanzitutto, occorre far capire all’anziano che svolgere attività fisica è indispensabile in quanto esercizi mirati migliorano la massa ossea e la mobilità funzionale riducendo la possibilità di cadute, oltre ad attenuare la ‘paura di cadere’, fenomeno che provoca in questi pazienti paura di uscire di casa portandoli all’isolamento e alla depressione.
Gli anziani devono poi comprendere l’importanza di un’alimentazione adeguata perché non è mai troppo tardi per cominciare una dieta sana.
In quest’ottica di prevenzione, diventa un dovere per il medico e per i sistemi sanitari mettere in atto interventi per indurre l’adozione di sani stili di vita e far sì che i soggetti anziani conservino la loro indipendenza e autonomia nella società.
Per quanto riguarda invece il fronte delle terapie bisogna sollecitare interventi farmacologici per migliorare la condizione ossea del paziente soprattutto dopo una diagnosi di patologia ossea conclamata. Ma anche il medico dovrà fare la sua parte adottando un criterio di vicinanza al paziente, controllando che il farmaco venga assunto verificandone i risultati.
Per raggiungere questi obiettivi dobbiamo però aumentare il livello di compliance con l’anziano consolidando sempre di più il rapporto medico-paziente.
Bisogna insomma far comprendere al paziente anziano che occorre agire a trecentosessanta gradi perché la sua salute deriva dall’insieme di questi interventi, movimento, alimentazione corretta e terapia farmacologica.
 

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