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Mercoledì 19 OTTOBRE 2011
Binetti (Udc). Buone notizie per la vita nascente: la Corte europea ne riconosce i diritti fin dal concepimento

“L’embrione merita tutto il rispetto che si deve ad un essere umano e non può essere strumentalizzato per nessun fine, neppure quello nobile della scienza. La scienza è per l’uomo e non l’uomo per la scienza. Non è pensabile che si faccia commercio sfruttando la vita umana, in nessun modo, neppure quando la sua fragilità è evidente come nel caso degli embrioni, questa è l’interpretazione autentica fatta dalla portavoce della Commissione europea”. Questo il commento di Paola Binetti, parlamentare dell’Udc e membro della commissione Affari sociali della Camera, a margine della sentenza della Corte Europea che vieta la brevettabilità dei medicinali e dei trattamenti ricavati da cellule staminali che comportano la distruzioni di embrioni umani.
 
Questa sentenza, aggiunge la Binetti “di fatto significa che l’embrione umano è un soggetto di diritto a qualsiasi stadio di sviluppo. In Italia, la legge 40 lo aveva affermato con chiarezza almeno 7 anni fa a cominciare dall’articolo 1”.
 
 “La ricerca clinica – conclude la parlamentare cattolica – deve individuare altri canali per trovare risposte efficaci ai molti quesiti che sono ancora in cerca di soluzione. Non può fare del progresso tecnico-scientifico un escamotage per aggirare il rispetto dovuto all’uomo e alla sua dignità, qualunque sia la sua condizione. Gli embrioni non sono vite a perdere, ma vite in attesa di ritrovare il senso per cui sono state concepite. L’Italia ha tutte le possibilità di diventare un Paese leader sulle tecniche alternative nella ricerca con le cellule staminali adulte o con le cellule staminali fetali e cordonali. Lo è da diversi anni e questa sentenza può contribuire ad intensificare gli investimenti, anche dall’Europa”.

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