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Lunedì 30 SETTEMBRE 2019
Garau (Coas Medici): “Tutelare i medici di fronte alle scelte religiose del paziente”

“Quanto accaduto in provincia di Caserta, con la donna che ha rifiutato la trasfusione, rappresenta l’ennesimo caso di un medico lasciato da solo a prendere decisioni difficili, senza la giusta tutela: viene da chiedersi cosa possa fare un medico costretto da un lato dal dettato dell'etica professionale di salvare delle vite, e dall'altra parte dalla volontà della paziente espressa chiaramente ma basata su opinioni religiose. Anche queste forme di mancata tutela sono uno dei motivi capaci di spingere i camici bianchi a fuggire dal sistema sanitario”.  È quanto dichiara in una nota Alessandro Garau del CoAS Medici Dirigenti, commentando la notizia della morte di una donna a seguito del rifiuto a sottoporsi a trasfusioni di sangue, in una situazione di emorragia acuta profusa.

“Da quando si apprende dai media, – continua Garau – pare che i parenti della paziente abbiano già denunciato il chirurgo per non aver praticato alla paziente l'eritropoietina, che non ha indicazione nei casi acuti; per tale motivo esprimiamo la piena solidarietà al collega che, peraltro, rischia ora un processo. Nei medici rimane quindi la sensazione che non possa esserci soluzione: la denuncia arriverà sia che il medico accetti di sottostare alle richieste del paziente, sia che agisca come gli detterebbe la sua etica”.

“Se è giusto che un paziente sia libero di rifiutare delle cure, allora è altrettanto doveroso che il medico sia tutelato da questi rischi,” commenta Garau. “Sono troppi i casi in cui i medici vengono sottoposti a lunghi e aleatori procedimenti giudiziari; tutta la narrativa sulla Sanità di questi ultimi anni, rende sempre più difficile il loro lavoro, e i giovani medici accettano sempre più l'idea di emigrare. Non è un caso che i medici italiani siano definiti come i più stressati d’Europa”.

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