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Giovedì 30 APRILE 2020
I dati. Uomini meno contagiati delle donne, ma muoiono di più. Si conferma che quasi la metà dei contagi tra gli operatori sanitari riguarda gli infermieri

Tra luci ed ombre i nuovi dati dell'Iss che ogni settimana aggiorna le proprie rilevazioni epidemiologiche sull'andamento dell'epidemia. Salgono del 15,5% i nuovi casi di Covid-19 (con un incremento del 37,1% del tasso di crescita registrato nella scorsa settimana). Negli altri due casi assistiamo invece ad una riduzione del tasso di crescita, sia dei decessi 13,6% (-15% del tasso di crescita della scorsa settimana) che dei contagi degli operatori sanitari 13,7% (-12,7% del tasso di crescita della scorsa settimana).
 
Le Regioni con il maggiore incremento rispetto alla scorsa settimana sono state: Basilicata (+24,1%), Calabria (+15,5%), Toscana (+24,1%). Di contro, gli incrementi minori si sono registrati in Valle d'Aoista (+0,7%), Umbria (+2,1%) e Campania (+2,6%).

 
 
Con un totale di 199.470 casi e 25.215 decessi si ha un tasso di letalità complessivo del 12,6%. Se però scorporiamo i dati per sesso, si conferma anche questa settimana il dato che vede le donne, con 104.861 casi, più colpite rispetto agli uomini che si fermano a  94.174 casi. Di contro, però, i maggiori decessi si hanno tra gli uomini per i quali si ha un tasso di letalità del 16,6% quasi doppio rispetto al 9,1% delle donne.
 
Passando all’incidenza e distribuzione dei casi segnalati per Regione, al 28 aprile 2020, tutte le province italiane segnalavano almeno un caso di Covid-19. I casi si concentrano soprattutto nel nord Italia, in particolare in Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto. Molti casi sono riportati anche da Toscana, Liguria, Lazio, Marche, P.A. Trento, Campania e Puglia e in ognuna di queste regioni il numero totale di casi di Covid-19 segnalati al sistema di sorveglianza supera i 3.000. Altre 8 Regioni hanno riportato ognuna oltre 1.000 casi di infezione. Le rimanenti 2 regioni (Molise e Basilicata) hanno riportato ognuna un numero di casi inferiore a 1.000, indicando una trasmissione più limitata.
 
Analizzando l'incidenza cumulativa per 100.000 abitanti, quindi con un dato per popolazione pesata, vediamo come il maggior numero di contagi si registra in Valle d'Aosta, Trento e Lombardia. Mentre tra quelle con un'incidenza più bassa troviamo Basilicata, Sicilia e Calabria.


 
Ma dove si sono infettate queste persone? Un’analisi preliminare relativa al luogo di esposizione, disponibile per 8.200/88.517 casi, diagnosticati a partire dal 1°aprile 2020 ad oggi, quindi in pieno lockdown, ha evidenziato che 3.992 casi (49%) hanno contratto la malattia in una residenza sanitaria assistenziale o una comunità per disabili, 1.802 (22%) casi si sono contagiati in ambito familiare, mentre il 10% dei casi si è contagiato in ospedale o in ambulatorio
 
Il documento dell'Istituto superiore di sanità ha poi esaminato i contagi tra gli operatori sanitari. Sono stati diagnosticati 20.797 casi tra operatori sanitari (età mediana 48 anni, 31% di sesso maschile), pari al 10,4% dei casi totali segnalati. I dati indicano che la letalità tra gli operatori sanitari è inferiore rispetto alla letalità totale, questo - si spiega nel testo - "verosimilmente è dovuto al fatto che gli operatori sanitari asintomatici e pauci-sintomatici, sono stati maggiormente testati rispetto alla popolazione generale. Tuttavia, va anche sottolineato che l’informazione sull’esito della malattia non è nota per un numero elevato di casi".
 
La curva dei contagi per gli operatori sanitari mostra un andamento in crescita fino alla fine di marzo; dall’inizio di aprile si evidenzia invece un trend in diminuzione.

 

 
Tra le professioni sanitarie, quasi la metà dei casi di contagio (47,4%) riguarda infermieri e ostetrici. A seguire, medici ospedalieri (18,2%), altre professioni sanitarie (16%), operatori socio-sanitari (14,6%), altri medici (2,2%) e, fanalino di coda, i medici di famiglia (1,6%).

 

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