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Mercoledì 01 FEBBRAIO 2012
Cassi (Cimo): “Intramoenia porta risorse al Ssn: perché ostacolarla?" 

 
“I dati forniti dalla relazione del Ministero della Salute dimostrano che boicottarla, come ha fatto di recente il Parlamento riducendo la proroga dell’allargata senza che almeno mezza Italia sia in condizione di riconvertirla all’interno delle proprie strutture, è anche un suicidio economico”. Così il presidente della Cimo-Asmd Riccardo Cassi commenta gli ultimi dati sulla libera professione intramoenia.
“In un momento nel quale il Ssn – prosegue Cassi in una nota - raschia il fondo del barile, introduce ticket e limita le prestazione ai cittadini rinunciare all’utile della libera professione, peraltro non previsto dalla normativa che impone solo un non costo a carico delle Aziende, è un danno per il servizio”.
“Inoltre, i Medici sui proventi loro spettanti – aggiunge Cassi - pagano l’Irpef e rimborsano all’Azienda l’Irap relativa a le loro prestazione, con un ulteriore vantaggio per le casse nazionali e regionali. L’obiettivo deve essere quello di rendere l’Alpi più efficiente e funzionale, migliorando le procedure amministrative (prenotazione e riscossione), creando spazi anche esterni in convenzione che portino risorse all’interno del Ssn, non l’inverso come avverrà se il Senato non modificherà il testo del ‘milleproroghe’”.
“Che senso ha – si chiede il presidente Cimo - in questo contesto anticipare la scadenza della proroga dell’allargata di sei mesi, considerato che su questa tipologia di libera professione l’Azienda non ha praticamente costi, ma incassa comunque una quota della parcella, sapendo bene che ad oggi solo 2 Regioni e Provincie autonome (Toscana e Bolzano) non hanno più l’allargata ed al massimo tre-quattro Regioni potranno mettersi in regola entro il 30 giugno 2012?”.
La Cimo è molto dubbiosa sul fatto che in poco tempo si riuscirà a risolvere la questione anche perché “l’esperienza di chi lo ha già fatto dimostra che occorrono ben più dei 4-5 mesi che restano. Se il Parlamento ritiene che non sia etico continuare con le proroghe affidi alle singole Regioni, costituzionalmente competenti, di individuare i tempi che, compatibilmente con le proprie risorse ed i processi di riorganizzazione, consentano il passaggio al regime ordinario in coerenza con l’accordo Stato – Regioni del novembre 2010 ed in accordo con le organizzazioni sindacali. Quest’ultimo per noi è un punto fondamentale: non possiamo accettare che siano le Regioni o le Aziende che certifichino autonomamente che le condizioni per il superamento dell’ALPI si siano verificate senza condivisione dei sindacati”.
Infine Cassi smentisce ci sia un accordo con i Sindacati sul tema: “Ho infatti alcune perplessità sulla scheda della relazione che riporta il numero delle Regioni che avrebbero assicurato il passaggio al regime ordinario dell’ALPI “in accordo con le OO.SS:”, in quanto in una realtà che conosco non mi risulta sia stato mai firmato un accordo, ma vi sia stato solo un “continuo, ed intenso, confronto con le Organizzazioni Sindacali” che non è proprio la stessa cosa”.

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