quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Martedì 06 MARZO 2012
I dati sulla ricerca non-profit in Italia

Le sperimentazioni promosse da enti no-profit in Italia hanno rappresentato nel 2010 il 34,7% di tutti gli studi clinici effettuati in Italia. Un dato sensibilmente minore rispetto a quello registrato solo l’anno precedente, nel 2009, quando rappresentavano addirittura il 41,1% del totale. Il dato emerge dall’ultimo rapporto nazionale sulla sperimentazione clinica dei medicinali, stilato dall’Osservatorio Nazionale di Sperimentazione Clinica e pubblicato dall’Agenzia Italiana del Farmaco, giunto quest’anno alla sua decima edizione.
 
La percentuale di sperimentazioni non-profit effettuate in Italia aveva avuto un picco nel 2008, quando erano state 362, ovvero il 41,2% del totale. Da quel momento il trend è stato negativo: sono stati 309 gli studi condotti nel nostro paese da 216 promotori no-profit nel 2009, per poi scendere a soli 229 nel 2010. Un numero più basso anche del biennio 2006-2007, precedente al picco, quando erano oscillate intorno a 290 (36,9% del totale)
 
La mission della ricerca non-profit
La ricerca indipendente è promossa da ricercatori indipendenti o da strutture sanitarie e ospedaliere, universitarie senza fini di lucro. Tra i principali obiettivi della ricerca non-profit (la cui mission è quella di migliorare la pratica clinica dell’assistenza sanitaria e di integrare le conoscenze scientifiche sulle nuove terapie, puntando i riflettori sulle strategie oltre che sul singolo trattamento) figurano: lo studio della popolazione e quindi delle patologie trascurate dalla ricerca commerciale; il confronto su nuove terapie con altre già consolidate per migliorare l’uso terapeutico dei farmaci; il perseguimento di obiettivi (es. safety dei trattamenti e percorsi diagnostici) e lo sviluppo di modelli di ricerca tendenzialmente poco praticati dai promotori industriali; favorire l’integrazione fra ricerca e formazione.
 
Quali sperimentazioni
Di tutti gli studi clinici condotti da università, ospedali o istituti di ricerca, la maggior parte sono effettuati in ambito oncologico, cardiologico o neurologico. Dal 2006 al 2010 sono stati ben 1158 gli studi riguardo il cancro effettuati in Italia, di questi in totale una percentuale pari al 42,4% è risultata essere no-profit. Delle 360 sperimentazioni che riguardavano cuore e malattie vascolari, sono invece state di questo tipo il 36,7% del totale, così come il 29,1% delle 351 ricerche sulle patologie del sistema nervoso centrale condotte nello stesso periodo.
Gli studi non-profit sono la grande maggioranza di quelli che si conducono in ambito di anestesiologia e di pediatria/neonatologia: rispettivamente l’89,3% di 84 ricerche e il 67,1% di 76 sperimentazioni condotte nelle due specializzazioni, dal 2006 al 2010.
La reumatologia risulta invece essere il campo in cui gli studi non-profit sono percentualmente meno rappresentati, solo il 12% su 110 sperimentazioni effettuate sempre nello stesso periodo.
 
Quali strutture
Se si va ad analizzare quali siano nello specifico i promotori no-profit, si scopre come la maggior parte di queste sperimentazioni vengano promosse da Aziende Ospedaliere, Policlinici Universitari o Università: di questo tipo sono il 38,4% delle 1480 sperimentazioni no-profit proposte dal 2006 al 2010.
Al secondo posto si trovano i 31 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), che in percentuale hanno promosso il 25,7% degli studi clinici; subito dopo, con il 14,3% delle sperimentazioni, si trovano invece le strutture ospedaliere (41 tra Aziende ospedaliere, Ospedali a gestione diretta, Ospedali classificati o assimilati, Ospedali militari, Istituti sanitari privati qualificati presidio dalla Asl).
 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA