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Mercoledì 02 MAGGIO 2012
Infarto Miocardico Acuto (Ima): mortalità a 30 giorni (media nazionale esiti 10,95)

Di tutte le strutture, gli analisti hanno preso in considerazione solo quelle con un volume annuo di Ima > a 75. La tempestività è il fattore più importante per la sopravvivenza di una persona colpita da infarto miocardico acuto (Ima). Studi di comunità hanno, infatti, dimostrato che la letalità degli attacchi cardiaci acuti nel primo mese è tra il 30% e il 50%, e di queste morti circa la metà si verifica entro due ore. Se la mortalità al momento dell’infarto è rimasta costante negli ultimi 30 anni, è però diminuita notevolmente la mortalità dei pazienti che riescono ad arrivare in ospedale vivi: negli anni Ottanta moriva entro il mese il 18% dei pazienti, oggi muore il 6-7%. Considerata questa percentuale come riferimento per una buona performance, si può dunque considerare che nelle strutture dove si registri una mortalità a 30 giorni dall’infarto vicina al 6-7% vi sia un processo diagnostico-terapeutico più appropriato. E la media esiti in Italia è del 10,95%.

In Piemonte gli ospedali in cui si registrano le migliori performance e che conquistano anche l’attestato di strutture con dati statisticamente rilevanti, sono due: l’Ospedale Umberto I e l’Ospedale Martini di Torino rispettivamente con valori pari a 3,8% e 4,3%. Al terzo posto troviamo l’ospedale Civico di Chivasso con una percentuale poco al di sotto del 7% (6,9%), ma con un margine di errore più alto che lo colloca quindi nella cosiddetta “fascia grigia”, tallonato dall’ospedale degli Infermi a Rivoli con valori però statisticamente rilevanti e pari a 7,3%. Sempre in fascia grigia con un valore del 7,8% c’è poi l’Ospedale civile Ss Antonio e Biagio.
Le performance peggiorano decisamente, e senza alcuna incertezze statistiche, negli ospedali Riuniti a Ciriè (i tassi si attestano al 17%) e nell’Azienda ospedaliera Universitaria S. Luigi di Orbassano (16,8%).
In terz’ultima posizione, ma con un margine di errore che lo colloca nella fascia grigia, troviamo poi l’Ospedale S. Spirito a Casale Monferrato con un valore del 14,7%. Ci sono poi, e sempre in fascia grigia l’Ospedale Maggiore Carità di Novara (14,3) e il SS Pietro e Paolo a Borgosesia (14,2%).

Dalla fotografia scattata dal Pne emerge che nell’unica struttura analizzata in Valle d’Aosta, l’Ospedale U. Parini di Aosta, il tasso di mortalità a 30 giorni dall’Infarto miocardico acuto si attesta all’8,7%, quindi al di sotto della media italiana.

Nelle 64 strutture della Lombardia analizzate, quella con il più basso tasso di mortalità e con un dato statisticamente “robusto” è l’ospedale di Legnano con un valore pari a 3,9%. Ma anche l’Ospedale Civile di Sondrio presenta ottime performance con il 5,3%, e un dato che lo posiziona tra gli ospedali in “fascia blu”. Stessa percentuale la conquista l’Istituto clinico S. Ambrogio di Milano, ma con un margine di errore statistico più alto. Certe invece le percentuali del centro medico di Monzino a Milano con un 5,7%. Segue poi, in fascia grigia, l’Ospedale Suzzarra (6,2).
Valori più preoccupanti, e decisamente da allarme rosso, si registrano in ben cinque strutture lombarde. Il tasso di mortalità a 30 giorni al Policlinico di Monza è del 19,9%. Poco al di sotto del 19% si posizionano l’ospedale Bolognini di Segrate (18,9) e Città Studi di Milano (18,8%). Percentuali lontane dalla media, le troviamo infine all’ospedale Civile di Voghera (16%) e al San Carlo Borromeo di Milano (14,8).

In Liguria, i più bassi tassi di mortalità a 30 giorni dell’Infarto miocardico acuto, senza se e senza ma, li conquista l’Ao S. Bartolomeo di Sarzana (4,8%). Percentuali basse di mortalità si registrano anche in due strutture di Genova, l’Ospedale A. Micone (6,6%) e l’Ospedale Villa Scassi 9,3% tallonate dall’azienda ospedaliera di Imperia (9,4%) e dagli ospedali Riuniti Leonardi a Lavagna (9,5%). Tutte strutture che si collocano però in fascia grigia.
I tassi di mortalità più alti, con segno rosso, sono stati registrati all’Ao San Martino di Genova 16,5%, seguita dall’Azienda ospedaliera di S. Remo (15%) e dall’Ospedale di La Spezia (14,2%), entrambe in fascia grigia. Performance superiori alla media italiana, si registrano poi all’Ospedale S. Corona di Pietra Ligure (12,1%) e al Galliera di Genova 11,4%.
 

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