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Mercoledì 02 MAGGIO 2012
Frattura del collo del femore: intervento chirurgico entro 48 ore (media nazionale esiti 31,17)

Le fratture del collo del femore sono eventi traumatici particolarmente frequenti nell’età anziana e tra le donne, in particolare quelle con grave osteoporosi, patologie internistiche e della coordinazione motoria.
Le Linee guida internazionali concordano sul fatto che il trattamento migliore delle fratture del collo del femore sia l’intervento chirurgico per la riduzione della frattura e la sostituzione protesica, che innalzano le possibilità di ripresa del paziente e di ritorno a funzionamento dell’arto.
Diversi studi hanno dimostrato che a lunghe attese per l’intervento corrisponde un aumento del rischio di mortalità e di disabilità del paziente, di conseguenza, le raccomandazioni generali sono che il paziente con frattura del collo del femore venga operato entro 24 ore dall’ingresso in ospedale.
Il processo assistenziale in questo caso è fortemente influenzato dalla capacità organizzativa della struttura, che può determinare la puntualità dell’intervento o ritardi che possono anche variare fortemente, arrivando fino ai 17 giorni (e quindi superando di ben 16 giorni i tempi di riferimento).



In Piemonte le migliori performance sono state raggiunte dall’Ospedale Civile – di Ivrea (77%). Anche se il dato di questa struttura, come quelli delle altre che guidano il gruppo dei virtuosi, si colloca in fascia grigia. Percentuali doppie rispetto alla media se le aggiudica comunque l’Ospedale S. Croce a Moncalieri (60,7%) seguito dal S. Giovanni Battista di Torino (55,5%) dal S. Spirito di Bra (53,9%) e dagli Ospedali Riuniti a Ciriè (43,9%)
Negative e senza margini di errore, le performance dell’Ospedale Infermieri a Biella, dove appena l’8,8% dei pazienti riesce ad essere operato entro le 48 ore. Stesso destino per i ricoverati al S. Giacomo di Novi Ligure con un valore del 10,9%. Chiudono il gruppo delle strutture dove i tempi si dilatano il Presidio Sanitario Gradengo di Torino (11,2%) e gli Ospedali S. Spirito di Casale Monferrato (12,6%) e il SS Antonio e Margherita a Ortona (13,2%).

In Valle d’Aosta sono buone le performance registraste all’Ospedale U. Parini – di Aosta (61,2%).

Tutte in fascia grigia, ma con valori che fotografano il buon livello organizzativo, le strutture della Lombardia sono guidate dalla clinica Poliambulanza di Brescia con un 91,3% di pazienti trattati entro le 48 ore, tallonata dall’Ospedale Di Circolo e Fondazione Macchi di Varese (88,3%). Ci sono poi l’Ospedale Civile La Memoria a Gavardo (79,1%),il Galmarini a Tradate (77,4%) e l’Ospedale Locatelli a Piario (73,3%).
È invece allarme rosso, con dati che non lasciano spazio al dubbio, il Ca' Granda Niguarda di Milano (7,7%) il S. Anna di Como (7,9%) e l’Ospedale S. Antonio a Cantù 9,4%. Chiudono il gruppo con le performance più sfavorevoli l’Ospedale Civile G. Fornaroli a Magenta (10%) e l’Ospedale Maggiore di Crema (10,1%).

Più variegato il gruppo di testa della regione Liguria (tutti in fascia grigia). Si va dalle ottime performance dell’Ospedale Villa Scassi a Genova con un valore pari al 93,9% dei ricoverati sottoposti ad intervento in 48, al 73% dell’Ao S. Bartolomeo di Sarzana, per arrivare al 50,7% dell’Ospedale di La Spezia fino al 45,9% dell’Ospedale S.M. Misericordia di Albenga al 43,9% del S. Corona a Pietra Ligure.
Solo il 13,7% dei pazienti è operato al S. Carlo Voltri di Genova nei tempi previsti. Il 16,4% al S. Paolo di Savona (ospedali che si posizionano in fascia rossa). Chiudono il gruppo l’Azienda ospedaliera di San Remo (23,6%) quella di Imperia (25,4%) e l’azienda ospedaliera di Bordighera ad Airole (27,5%).
 

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