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Mercoledì 02 GENNAIO 2013
Lo screening cervicale

Nel 2010 l’estensione nominale dei programmi di screening organizzati ha superato l’80%, anche se l’aumento è stato molto ridotto e c’è stata un’ulteriore lieve riduzione al Nord. Mentre l’attivazione sta progressivamente completandosi al Sud e Isole (con l’eccezione della Sicilia, ancora poco sopra il 50%), la quota di popolazione italiana non inclusa in programmi organizzati è soprattutto il risultato di un’attivazione molto ridotta o assente in alcune Regioni del Nord (Lombardia, Liguria, Bolzano).
 
Nel 2010 i programmi attivi in Italia avevano una popolazione obiettivo di 13.538.080 donne, corrispondenti all’80,1% della popolazione femminile italiana di 25-64 anni vs. 78,1% nel 2009. L’estensione è rimasta stabile al Nord, mentre c’è stato un lieve aumento al Centro e al Sud. Quest’ultimo è in particolare dovuto all’attivazione di nuovi programmi in Sardegna.  L’estensione effettiva, invece, è stata il 60,7% a livello nazionale, inferiore al valore 2009.
Secondo i dati, è stato sottoposto a screening il 39,8% delle donne invitate (39,3% l’anno precedente). Era presente un chiaro trend in diminuzione nella compliance all’invito dal Nord (49,4%) al Centro (38%) al Sud (28,1%), come osservato negli anni precedenti.
La compliance era superiore al 30% in 12 Regioni e sopra il 50% in Umbria, Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Trentino (figura 2, pag. 45). Rilevante è chiaramente l’aumento della compliance al Sud, in controtendenza rispetto agli anni precedenti.
 
Nel 2010 la ripetizione della citologia è stata raccomandata al 4,7% delle donne già sottoposte a screening, come nel 2009, vs. 5,2% nel 2008, 5% nel 2007 e valori intorno al 6-7% nei tre anni precedenti. Il 62% delle donne che hanno ricevuto questa raccomandazione ha effettivamente fatto un nuovo prelievo (61% nel 2009, 63% nel 2008).
Una proporzione non molto alta, ma che mostra una certa variabilità: in due Regioni (Sardegna e Molise) la ripetizione della citologia è stata raccomandata a più del 13% delle donne già sottoposte a screening e in altre 3 a più del 6% (Trentino, Piemonte e Basilicata).

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