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Martedì 04 GIUGNO 2013
Linfonodi ascellari positivi. Con radioterapia meno rischi di linfedema rispetto all'asportazione

“La biopsia dei linfonodi sentinella delle ascelle è la procedura standard per comprendere la condizione delle pazienti affette da cancro al seno in fase precoce. La domanda che ci siamo posti è se l’asportazione di questi piccoli organelli del sistema linfatico potesse ancora essere lo standard nel caso di tumore con un linfonodo sentinella positivo. Alla luce del nostro studio, la risposta potrebbe essere no, in alcuni casi”. Parola di Emiel J. Rutgers, docente al Netherlands Cancer Institute-Antoni Van Leeuwenhoekziekenhuis di Amsterdam, che nel corso del 49esimo meeting annuale dell’ American Society of Clinical Oncology (ASCO) ha presentato i risultati dello studio AMAROS (After Mapping of the Axilla: Radiotherapy Or Surgery?), condotto dallo EORTC Breast Cancer Group, che ha messo in confronto la dissezione del linfonodo ascellare con la radioterapia in pazienti con stadiazione primitiva del tumore. I dati dimostrerebbero infatti un controllo eccellente del cancro in entrambi i casi, ma dimostrano di ridurre in maniera sostanziale la possibilità che si sviluppi linfedema sia a breve che a lungo termine nel caso di sola terapia con radiazioni.
 
Per dimostrarlo gli scienziati hanno arruolato dal 2001 al 2010 4806 pazienti con cancro al seno invasivo, di cui 1425 hanno visto una positività del linfonodo sentinella a seguito della biopsia. Questo gruppo di pazienti è stato diviso in due: 744 si sono sottoposte ad asportazione del linfonodo e 681 a radioterapia. Nel primo gruppo il tasso di ricomparsa del tumore a 6 anni era dello 0,5% per le prime e dell’1% per le seconde, ma su un numero di eventi talmente basso (4 nel primo gruppo, 7 nel secondo) che trarre conclusioni da questo dato è forse azzardato. Per quanto riguarda la sopravvivenza libera da malattia a cinque anni non sono state registrate differenze significative (86,9% nel primo gruppo, 82,6% nel secondo), così come per quanto riguarda la sopravvivenza generale sempre a cinque anni (93,3% contro 92,5%). Tuttavia, la presenza di linfedema – una condizione per cui si accumula linfa in maniera anormale nei tessuti degli arti, che può provocare dolore e difficoltà di movimento – si è dimostrata molto maggiore nelle pazienti cui era stato asportato il linfonodo rispetto a quelle trattate con radioterapia: per i primo gruppo il tasso a un anno era del 40% e quello a cinque anni del 28%, mentre per il secondo gli stessi valori erano rispettivamente al 22 e al 14 per cento, ovvero circa la metà.
 
“In realtà abbiamo trovato proprio quello che ci aspettavamo”, ha concluso Geertjan van Tienhoven, uno degli investigatori principali nello studio. “L’asportazione dei linfonodi ascellari dà risultati eccellenti, ma a fronte di effetti collaterali potenzialmente dolorosi. Ipotizzavamo che la radioterapia potesse dare risultati altrettanto buoni, ma ridimensionando i lati negativi. E così è stato”.

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