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Giovedì 11 LUGLIO 2013
Cittadinanzattiva: “Una scelta miope, non solo in Lombardia”

“Quanto successo in Lombardia è solo la punta di un iceberg, sotto cui si nasconde una realtà molto pesante per il diritto alla salute dei piccoli migranti, lasciati spesso senza assistenza e, soprattutto, privati del diritto fondamentale ad essere informati su quali servizi hanno a disposizione per curarsi”.
 
È questo il commento di Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, sulla vicenda che ha coinvolto il consiglio regionale lombardo, la cui maggioranza ha bocciato una mozione per la assegnazione del pediatra ai figli minori di migranti irregolari che chiede a Ministero e Regioni di garantire l'iscrizione al Ssn a tutti gli stranieri.
 
“Nonostante l’accordo Stato Regioni del dicembre scorso abbia dettato delle linee guida per il riconoscimento della maggiore estensione possibile al diritto all’accesso alle cure degli stranieri – ha detto – la realtà è che ogni Regione fa da sé e, anche in questo settore, c’è un federalismo sanitario esasperato, che colpisce soggetti particolarmente fragili”. Toscana, Puglia e Marche assicurano il pediatra di libera scelta ai minori stranieri, anche irregolari; la maggior parte delle Regioni invece, pur avendo recepito formalmente l’accordo di dicembre, di fatto non prevedono l’iscrizione al Ssn; il Lazio, fra queste ultime, dichiara che non è possibile procedere all’iscrizione dei minori irregolari in “quanto privi di codice fiscale.
 
“Chiediamo che la Conferenza Stato Regioni e il Ministero – ha aggiunto Aceti – facciano chiarezza e vincolino le regioni ad assicurare il pediatra per i minori stranieri, non solo perché la tutela della salute e dei diritti dei minori è garantita a livello nazionale ed internazionale, ma anche per ragioni di “convenienza”: una certa e estesa assistenza di base, infatti, ridurrebbe i costi derivanti da ritardi nelle cure e da uso inappropriato del pronto soccorso e dei ricoveri”.
 
Cittadinanzattiva Lombardia auspica che si riapra il dibattito, perché è “assurdo è che a “scivolare” su questi temi sia una regione che vuole essere l’eccellenza in campo sanitario. Queste materie non possono essere lasciati ai campanili: i valori in ballo sono troppo grandi e si tratta di una scelta civile, su cui il discriminante non possono essere i costi”, afferma Paola Pelliciari, coordinatore regionale del Tribunale per i diritti del malato della Lombardia.

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