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Martedì 19 NOVEMBRE 2013
Petrangolini (Per il Lazio): "Finalmente garantito diritto a non soffrire"

“Finalmente il diritto a non soffrire sarà effettivamente garantito anche ai cittadini del Lazio, grazie al decreto per la creazione di una rete regionale per le cure palliative e la terapia del dolore firmato da Nicola Zingaretti”. Lo dichiara Teresa Petrangolini, consigliera regionale del gruppo ‘Per il Lazio’.

“Nel Lazio abbiamo 1,5 milioni di persone affette da dolore cronico, circa una per famiglia, di cui solo 20mila accedono alla terapia prevista dalle norme”, prosegue la consigliera, ex Segretaria nazionale del Tribunale dei diritti del malato. “Una delle cause di questo gap è senza dubbio il mancato recepimento regionale della legge nazionale n. 38 del 2010, la più avanzata d’Europa. Nei due centri di riferimento per la terapia del dolore del Lazio, Policlinico Umberto e Policlinico Tor Vergata, ogni anno vengono rispettivamente curati 8mila e oltre 10mila pazienti. Il problema maggiore riguarda l’adeguata conoscenza in merito alla terapia del dolore. Dalle due diverse indagini effettuate nel 2011 e 2012, infatti, é risultato che il 70% delle persone non ne sia informata”.
 
Secondo Petrangolini, uno degli obiettivi del decreto è proprio quello di “garantire sia un’informazione completa e puntuale sia programmi individuali per il malato e la sua famiglia. Il dolore, infatti, incide notevolmente sulla vita quotidiana e sull’occupazione: secondo recenti indagini, il 23% delle persone con dolore dichiara di aver dovuto cambiare la propria posizione sociale; il 20% di aver cambiato lavoro e il 14-17% di averlo perso. Ma anche le conseguenze psicologiche non sono trascurabili: nel 18% dei casi, le persone con dolore dicono di vivere un senso di abbandono e la sensazione di perdere il proprio ruolo all’interno della famiglia; mentre al 22% è stata diagnosticata depressione e il 50% prova un senso di sfiducia e malessere. Il peso economico, sociale e psicologico del dolore è elevatissimo: ogni anno vengono persi almeno 3 milioni di ore lavorative per – conclude - problemi riconducibili al dolore cronico”.

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