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Giovedì 11 NOVEMBRE 2010
Mandelli (Fofi): “L’attuale sistema non soffre di alcun deficit democratico”

La Cortedi Cassazione, chiamata a pronunciarsi su un ricorso presentato nei confronti delle elezioni 2007 dell’Ordine dei Farmacisti di Roma, ha stabilito che dovranno essere considerate valide anche le schede che riportino un numero di preferenze inferiore al numero di consiglieri da eleggere. Al pronunciamento è stato dedicato lungo spazio sul sito del Movimento dei Liberi Farmacisti, secondo i quali la sentenza introduce un importante cambiamento e rappresenta un primo passo verso la tutela dell’espressione delle minoranze e la loro rappresentatività. “Perché, però, nessuno ne parla? Perché non ne parla il presidente dell’Ordine dei Farmacisti?”, si chiede il Movimento. Per rispondere alla loro domanda, Quotidiano Sanità ha intervistato il presidente della Fofi, Andrea Mandelli.
 
Presidente Mandelli, come risponde alla provocazione dei Liberi Farmacisti, che affermano che “cambiano le regole ma tutti tacciono”?
Tale affermazione non risponde alla realtà. La sentenza della Cassazione, chiamata a pronunciarsi su un ricorso presentato nei confronti dell’Ordine di Roma, introduce un nuovo orientamento giurisprudenziale, ma non cambia in alcun modo le regole elettive stabilite dalla legge. Inoltre, la pronuncia dei giudici è stata depositata in cancelleria ad agosto, ma per tempi tecnici (legati anche alla chiusura feriale estiva), è stata resa nota solo alla fine di settembre. Non c’è stata da parte della Fofi alcuna volontà di tacere, abbiamo semplicemente seguito i tempi naturali della pubblicazione delle sentenza e degli appuntamenti ordinistici. Già ad ottobre, infatti, ho informato il Comitato Centrale del disposto e nel prossimo Consiglio Nazionale, in programma per il 15 novembre, informerò tutti i presidenti di Ordine. In assenza di un’urgenza, perché le prossime elezioni della Fofi sono previste tra più di un anno, non ho ritenuto necessario convocare un Consiglio straordinario, ma nessuno intende tacere sulla sentenza. Respingiamo ogni sterile polemica, frutto di inesatte manipolazioni.
 
La Fofi, quindi, accoglierà quanto disposto dalla Cassazione?
La Fofi prenderà atto di un diverso orientamento della Corte di Cassazione, che precedentemente stabiliva che fosse indicato un numero di nominativi uguale a quello dei componenti da eleggere e che oggi, invece, reputa valida l’indicazione anche di un numero di preferenze inferiore. La Federazione ritiene che gli Ordini, considerato il nuovo orientamento della Corte di Cassazione, in occasione delle prossime elezioni, dovranno considerare valide anche le schede che contengano meno di 15 preferenze. Tutto qui. Non c’è alcuna polemica, né dibattito.
 
In mancanza di 15 preferenze, mi sembra importante permettere agli elettori di votarne un numero inferiore anziché costringerli a sostenere candidature che non condividono.
Il risultato però non cambia né la democrazia del sistema cambia. Non c’è alcuna barriera di accesso elettorale ed è questo l’elemento essenziale di un sistema elettivo democratico. Né quanto disposto dalla Cassazione inciderà sulla democraticità del voto, in quanto gli elettori possono esprimersi in maniera libera. Bisogna eleggere 15 consiglieri negli Ordini più numerosi, 7 in quelli medi e così via. I numeri delle cariche restano gli stessi e le persone che otterranno più voti saranno elette. Indipendentemente che quella maggioranza venga raggiunta attraverso schede con 1 o con 15 preferenze. In definitiva, mi sembra che il Movimento dei Liberi Farmacisti abbia sollevato una questione che non esiste.
 
 In tutti gli Ordini si discute sulla necessità di dare maggiore espressività alle minoranze e anche il ddl presentato dal ministro Fazio prevede nuove norme a tutela della rappresentanza delle minoranze negli organi elettivi. Ritiene che la sentenza della Cassazione vada in questa direzione o no? E in ogni caso, in che modo, secondo lei, esiste l’esigenze di andare incontro alle minoranze?
Come ho già detto, il sistema attualmente esistente non soffre di un deficit democratico proprio perché ciascun elettore può essere candidato. Non c’è maggior tutela di questa.
 
L.C.

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