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Lunedì 15 NOVEMBRE 2010
A febbraio le linee guida Iss sul taglio cesareo

Sono attese da tempo. Da quando il ministero della Salute ha incaricato l’Istituto superiore di sanità di redigere le linee guida sul taglio cesareo.
Da allora, l’Iss ha prodotto una linea guida che rispondesse a un primo quesito sul tema: quale debba essere l’informazione che il medico deve dare alla donna per accompagnarla in una gravidanza e in un parto consapevole (vedi allegato a fondo pagina).
La linea guida più attesa, però, è quella relativa alle indicazioni per il taglio cesareo ed è ancora in fase di lavorazione: “Dovrebbe essere pronta per la fine di febbraio”, ha spiegato Serena Donati, del Reparto salute della donna e dell'età evolutiva-Cnesps dell’Istituto superiore di sanità.
Donati racconta la genesi di questo strumento che nell’intenzione dovrebbe costituire un freno all’eccesso di ricorso ai tagli cesarei nel nostro Paese. “Quando è arrivata la richiesta del ministero siamo rimasti perplessi - ha raccontato Donati - non ci sembrava che la linea guida potesse essere la soluzione. Abbiamo detto che le linee guida sono uno strumento importante che mette a disposizione dei professionisti sanitari le evidenze scientifiche, contestualizzandole al loro paese. Uno strumento prezioso, insomma, ma solo un tassello di quell’approccio globale che servirebbe per approcciare alla sicurezza del parto”.
Il quadro è noto: “L’Italia, con il suo 38,4 per cento di cesarei, è insieme al Portogallo l’unica nazione a superare il 30 per cento”, ha spiegato. “La gran parte dei Paesi è invece al di sotto del 20 per cento”. Non solo: “all’interno del nostro Paese osserviamo anche una  grandissima variabilità tra Regioni, Asl, punti nascita.
E come se non bastasse, abbiamo una distribuzione atipica del ricorso al taglio cesareo nelle strutture considerandole per l’appartenenza al settore pubblico o privato e per volume di attività”. Un quadro, in sostanza, che mostra chiari segnali di inappropriatezza.
 
A.M.
A risolvere questi problemi vorrebbe contribuire la linea guida ormai in dirittura d’arrivo, che è costata un “lavoro molto lungo e dispendioso”, ha precisato l’esperta dell’Iss.
Al momento non è dato sapere molto sui suoi contenuti, se non che il modello su cui si basa è quella
Prima si identifica l’area clinica, si valuta l’o
Quella che rispondeva meglio è quella del National Institute for Health and Clinical Excellence (Nice) inglese del 2004. Ma non si tratta di una semplice traduzione, dal momento che “è stato necessario aggiornarla alle evidenze più successive al 2002 e, quando necessario, riformulare i quesiti”.
Toccherà aspettare qualche mese per saperne di più, e dopo la pubblicazione l’iter non sarà completato: “sarà infatti necessario che sia presentata in Conferenza Stato-Regioni”, ha concluso la Donati.
 

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