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Giovedì 27 NOVEMBRE 2014
Il contributo di Stefano Mezzopera (Federsanità Anci)

“Rivoltare i sassi” è la frase che, informalmente, si usa per sintetizzare l’attività del Risk Manager, il quale deve essere prima di tutto curioso, non fermarsi mai alla superficie e, soprattutto, non spaventarsi di ciò che, “sotto i sassi”, può trovare. Il Risk Manager deve essere in grado di affrontare senza preconcetti ciò che trova, al fine di individuare la soluzione foriera dei maggiori benefici per tutti. Dato che il tutto è al servizio della medicina, sia concesso un paragone filosofico.
Nell’attività del Risk Manager, si concretizza uno dei migliori esempi di utilizzo di quel metodo scientifico che vede i nostri tempi debitori dell’antichità ellenistica, quando, ad esempio, Erofilo di Calcedonia, nella prima metà del III secolo a.C., basandosi sui risultati della dissezione, descrisse l’anatomia del cervello e scoprì i nervi, mentre l’universalmente celebrato Aristotele riteneva che la funzione del cervello fosse quella di raffreddare il sangue. Allo stesso modo, il buon Risk Manager analizza fenomeni (dati sperimentali) e i processi per sempre migliorabili e non deduce a priori da “sacri testi”. 

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