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Mercoledì 01 DICEMBRE 2010
Infermieri/2: "Giovani e vecchi”

Adele Macera è infermiera al Policlinico di Roma. Da ragazza era puericultrice, poi ha avuto altre esperienze di lavoro e cinque anni fa, a Latina, si è laureata in Scienze infermieristiche.

Signora Macera, come sono le dinamiche tra medici e infermieri?
Quando ero puericultrice, il primario non ci rivolgeva neanche la parola, parlava soltanto con la caposala. Oggi le cose sono cambiate e, soprattutto nell’ambiente universitario, c’è più possibilità di far lavorare insieme medici e infermieri. Gli infermieri più giovani poi, quelli che hanno fatto un percorso di formazione universitaria “sano”, che hanno studiato anche 8 o 10 anni, sono come dei piccoli medici, ma molto specializzati su un aspetto, un settore. E poi i medici raccolgono l’anamnesi, cosa che noi non facciamo, e dunque hanno una visione più completa delle situazioni dei pazienti

Quali sono i problemi più sentiti per gli infermieri?
La carenza di personale e nelle strutture private è ancora peggio. Gli infermieri sono pochi, i ritmi pesanti e non sempre si arriva a fare tutto. La cosa più importante però e fare l’emergenza, e farla bene. Anche con l’esperienza degli infermieri più anziani, che ripetono spesso “ho sempre fatto così”.

La carenza di personale secondo lei è un problema legato alla scarsità di infermieri o ai bilanci?
Tutto è una questione di conti, come anche le nostre retribuzioni che certamente non sono elevate. E fuori dal Policlinico è anche peggio, non si arriva a 1.400 euro al mese col lavoro notturno. E lavorare di notte, dovendo mantenere l’attenzione, non è una cosa facile, soprattutto per le donne: scombussola i ritmi della famiglia e si ripercuote sui meccanismi ormonali.

Lei continua a studiare?
Mi sono appena iscritta ad un corso on line per un Master. Ma non so se ho voglia di prendermi più responsabilità.
 
Eva Antoniotti

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