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Mercoledì 08 LUGLIO 2015
Molinaro (Cnr): “Maschio tra i 25 e 34 anni. Questa la categoria più a rischio”

Negli ultimi 15 anni è in costante calo il consumo di alcol tra i più giovani: è il quadro fotografato dallo studio Consumi di bevande alcoliche nei giovani in Italia dal 2000 ad oggi, realizzato dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR e promosso dall’Osservatorio Permanente Giovani e Alcool. “I maggiori studi sull’alcol, condotti a livello nazionale negli ultimi decenni, in estrema sintesi concordano sul fatto che tra i giovani italiani di 15-34 anni sta diminuendo il consumo di alcolici, specialmente tra i minorenni” afferma la Dottoressa Sabrina Molinaro, che ha coordinato il gruppo di ricerca della Sezione di epidemiologia e ricerca sui servizi sanitari dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR. “Sia tra i minorenni che tra i maggiorenni sono diminuiti i consumatori di vino e di birra, mentre tra i maggiorenni risultano leggermente aumentati quelli di aperitivi alcolici e superalcolici. Rimane il fatto che sono più i maschi a consumare alcolici, in particolare i 25-34enni, mentre tra le femmine sono le 18-24enni.”
 
La dott.ssa Molinaro prosegue: “Rispetto ai consumi eccessivi, è importante sottolineare che, per l’indagine condotta da Doxa-OPGA, gli episodi di ebbrezza e di ubriachezza, pur interessando in particolar modo i 18-24enni, mostrano un aumento tra i 25-34enni, mentre risultano diminuiti i giovani 15enni che si sono ubriacati 2 o più volte nella vita, così come rilevato dall’indagine HBSC. Altro risultato di rilievo è il decremento del binge drinking, del bere cioè 5 o 6 bicchieri di alcol in breve tempo, in una stessa occasione: i giovani che lo hanno fatto nell’ultimo anno, in particolar modo le femmine minorenni ed i maschi maggiorenni, sono diminuiti”.
 
Le analisi hanno evidenziato delle tipologie di giovani bevitori. “Lo studio ha messo in luce 4 tipologie principali di bevitori correnti: occasionali: coloro che  hanno bevuto 1 volta al mese o meno e mai ubriacati; settimanali: coloro che hanno bevuto 1 volta a settimana e mai ubriacati; abituali: coloro che hanno bevuto 2 o più volte a settimana e mai ubriacati; coloro che hanno avuto almeno un episodio di ubriachezza negli ultimi 30 giorni o negli ultimi 3 mesi. È importante sottolineare l’aumento dei non consumatori, soprattutto tra i minorenni, a fronte della diminuzione dei consumatori abituali, ma anche il leggero aumento di coloro che si sono ubriacati”, prosegue la ricercatrice IFC-CNR: “Sono i maschi ed i maggiorenni ad avere maggiori probabilità di  bere e di ubriacarsi, così come coloro che nell’anno hanno fumato tabacco e/o hanno usato cannabis. Ma hanno maggiori probabilità anche le persone celibi/nubili, così come le persone diplomate e laureate, piuttosto che con un titolo di studio inferiore, e le persone occupate o studenti, piuttosto che le persone disoccupate o casalinghe. Abbiamo inoltre rilevato anche che sono gli studenti con genitori con un diploma superiore o che sono laureati ad avere più probabilità di bere, mentre coloro che sono soddisfatti del proprio rapporto con i genitori o che riferiscono di essere monitorati dai genitori hanno meno probabilità di bere. Dall’altra parte gli studenti soddisfatti del rapporto con i propri amici e/o che riferiscono di avere una performance scolastica nella media hanno maggiori probabilità di bere, mentre quelli che riferiscono una bassa performance scolastica (piuttosto che alta) hanno più probabilità di bere abitualmente e di ubriacarsi, così come quelli che escono spesso la sera e/o che giocano d’azzardo”.
 
La dott.ssa Molinaro conclude: “Un ultimo risultato importante riguarda il consumo a rischio e problematico. Lo studio ha evidenziato che sono i 18-24enni, rispetto ai 25-34enni, e le persone disoccupate o casalinghe ad avere maggiori probabilità di essere bevitori a rischio, così come sono i maschi e le persone non coniugate ad avere maggiori probabilità di essere bevitori problematici. Infine i consumatori di tabacco, di cannabis e/o di cocaina hanno maggiori probabilità di essere bevitori a rischio e ancor più problematici”.

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