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Lunedì 25 GENNAIO 2016
Fials e Confsal: “No alla ‘deportazione’ del personale a seguito di chiusure o accorpamenti"

“Tutti gli ospedali delle ASL Pugliesi sono destinati a finire anch’essi in piano di rientro, ma l’unica soluzione può essere prospettata solo da accorpamenti delle strutture ospedaliere ed eliminazione dei c.d. ‘doppioni’ di Unità Operative, con conseguente riduzione delle strutture apicali”. Ad affermarlo, in una nota, sono la Fials e la Confsal regionale a margine dell’incontro tenuto sabato con il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ed il Direttore del Dipartimento Giovanni Gorgoni, in ordine al confronto in atto col Governo Nazionale sul riordino della Struttura Sanitaria Regionale.

“Quello che emerge dal confronto – spiegano i sindacati - è che comunque la Puglia non si potrà spendere  per il personale, risorse superiori a quelle attualmente impegnate per le strutture ospedaliere pari a circa 1,5 miliardi di euro all’anno e che gli obiettivi di ripartire in maniera equa le risorse tra sanità ospedaliera e sanità territoriale, sono ancora molto lontani. Infatti in Puglia si spende ancora circa il 68% della spesa per il personale solo nelle strutture ospedaliere, lasciando alle strutture territoriali solo il 32%”.

Fials e Confsal si dicono preoccupate anche dalla analisi del disavanzo finanziario “che affida gli IRCCS Oncologico di Bari e De Bellis di Castellana Grotte al destino del piano di rientro sin dal 31/03/2015. Stesso destino sembra profilarsi, quasi sicuramente con contestualità, al Policlinico di Bari ed agli ospedali Riuniti di Foggia, che però potrebbero uscire dal piano di rientro in un triennio”.

“Dall’analisi sul rapporto ricavi/costi delle ASL pugliesi – spiegano i sindacati - emerge una situazione di forte disequilibrio finanziario che supera ampiamente il limite massimo del 10% tra ricavi e costi, tollerabile per non incorrere nel piano di rientro”. Di fronte a questa situazione, le Segreterie della Fials e della Confsal di Puglia, “pur riconoscendo le difficoltà in cui versa il servizio sanitario regionale”, hanno rappresentato ad Emiliano e Gorgoni “la necessità di non penalizzare l’utenza e di non sottoporre i lavoratori, che con abnegazione hanno garantito il servizio, a vere e proprie ‘deportazioni’ a seguito dei paventati accorpamenti o chiusure delle strutture”.

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