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Venerdì 20 MAGGIO 2016
Il medico è spaesato, ma possono aiutarlo i cittadini (e gli avvocati?)

“Messi in mezzo”, “spaesati”, “in affanno”. Ma anche capaci di rischiare pur di fare la loro professione, di andare oltre il proprio orario, di metterci la faccia quando serve.

L’immagine dei medici italiani così come emerge dal workshop “Come ci vedono gli altri” ė complessa e contraddittoria,  come ci si poteva aspettare. Eppure dall’incontro moderato da Maurizio Scassola, vicepresidente Fnomceo, e da Eva Antoniotti si può ricavare una linea di riflessione interessante.
L’immagine affrescata da Ivan Cavicchi sembra infatti essere condivisa dagli altri interlocutori e anche da molti medici in sala: il medico oggi è “messo in mezzo” tra le richieste dei cittadini e la tirannide dei conti; inoltre sembra soffrire di una crisi di identità, di uno “spaesamento”, dice Cavicchi citando Heidegger. Ma la dimensione della crisi lo costringe a fare i conti con la realtà  è a superare il suo atteggiamento immanentista per guardare al futuro, trasformandosi in un “soggetto di protesta” e modificando quindi profondamente la sua tradizionale collocazione.

Difendere il medico per difendere il cittadino è l’impostazione proposta da Gabriella Accoramboni, presidente di una Onlus, “La voce del cuore per la chirurgia” che riunisce pazienti che hanno attraversato un percorso di malattia in un rapporto positivo con i propri medici. La promozione del valore di questo rapporto, di questa alleanza tra medici e pazienti ė infatti la mission dell’associazione.

Assai meno scontata la possibilità di una alleanza tra medici e avvocati. Eppure Giovanna Ollà,  che interviene per il Consiglio nazionale forense, ricorda il protocollo sulle buone pratiche siglato da Fnomceo e Cnf, difendendolo come punto di partenza per affrontare insieme la “deriva mercatista” che conduce a forme aggressive di pubblicità per le cause “contro i medici”. Un primo passo, anche se Ollà dichiara apertamente come “non è possibile controllare tutta  la professione avvocatizia”.

Insomma, come sottolinea Scassola in conclusione, la discussione fa registrare un comune “impegno civile per la salvaguardia del sistema, nella consapevolezza che non può esserci sicurezza del sistema senza la sicurezza dei professionisti”.

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