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Lunedì 11 APRILE 2011
L’assistenza territoriale passa dal destino di Collemaggio

Intorno al destino dell’ex complesso sanitario di Collemaggio si  gioca la partita sulla futura assistenza territoriale nell’aquilano. A due anni di distanza dal sisma una buona parte degli uffici amministrativi della Asl si trova ancora nei container, alcuni dei quali donati dalla Croce rossa, che, a onor del vero, sono comunque molto spaziosi e di ottima qualità. A livello di prestazioni, presso Collemaggio di nuovo c’è solo la riapertura degli ambulatori del piano terra nella vecchia sede in muratura del distretto aquilano, per il resto si effettuano servizi di riabilitazione. Altri ambulatori container o casette in legno si trovano ancora presso Paganica dove è molto probabile che rimarranno per molto tempo. Ma perché non si procede alla ricostruzione del distretto sanitario che potrebbe ospitare una cittadina del welfare con la presenza degli uffici Asl, Inail, Inpdap e Inps?
“Il fatto – ci spiega il consigliere comunale del Pd e medico, Antonello Bernardi – è che c’è il rischio che si voglia provare a cartolarizzare, e quindi di fatto a vendere, Collemaggio per ripianare i debiti della sanità abruzzese. Ritengo sia una mossa che non faccia altro che depauperare il nostro patrimonio già esiguo senza pensare al domani. Collemaggio ha necessità di essere valorizzato anche perché si trova in una zona strategica anche in considerazione del posizionamento delle nuove new town”.
Bernardi poi spiega come Collemaggio, la cui superficie si aggira al di sopra dei 75.000 mq, sia una zona che debba essere sviluppata seguendo le direttrici della sanità e della cultura, un po’ come già accadeva prima del sisma con la presenza all’interno dell’area dell’Accademia dell’immagine. “Bisogna recuperare questa zona e occorre valutare cosa debba essere abbattuto e cosa si possa definitivamente recuperare. Qui a L’Aquila si stanno costruendo tante strutture provvisorie mentre la città ha bisogno di recuperare i propri luoghi, quelli che appartengono al vissuto della città”. Ed è proprio questo che manca agli abitanti de L’Aquila: il suo cuore, la sua anima, i suoi punti di riferimento che rimangono immobili e puntellati al centro della città.

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