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Lunedì 15 NOVEMBRE 2021
Trapianti. Zaia: “36 anni fa a Padova il primo di cuore in Italia”

Il presidente: “Quando il compianto professor Vincenzo Gallucci annunciò che il cuore del giovane trevigiano Francesco Busnello batteva nel petto di un altro uomo, Ilario Lazzari. La sanità veneta era entrata nella storia di quella italiana. Una data da ricordare, pietra miliare in un cammino di progresso delle cure mediche che tuttora non si ferma”. Il Veneto oggi “regione leader nel sistema trapiantistico nazionale”.

“Trentasei anni fa, in queste ore, l’Italia si alzò stupefatta: si era da poco concluso con successo alla cardiochirurgia dell’Ospedale di Padova, il primo trapianto di cuore in Italia. Quando il compianto professor Vincenzo Gallucci annunciò che il cuore del giovane trevigiano Francesco Busnello batteva nel petto di un altro uomo, Ilario Lazzari”. Lo ricordato ieri, domenica 14 novembre, in una nota il presidente del Veneto Luca Zaia.

L’espianto, nella notte, era stato eseguito all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, il trapianto a Padova. “La sanità veneta - prosegue Zaia - era entrata nella storia di quella italiana. Una data da ricordare, quella di oggi, una pietra miliare in un cammino di progresso delle cure mediche che tuttora non si ferma. Ricordiamo allora con orgoglio e gratitudine Vincenzo Gallucci e le decine e decine di sanitari che con lui contribuirono a fare la storia, ma anche la sfortunata, breve vita di Francesco Busnello e la generosità di mamma e papà, che non esitarono ad acconsentire alla donazione”.

Zaia ricorda inoltre che “quel giorno diede una straordinaria spinta a un cammino che oggi ha portato il Veneto a essere regione leader nel sistema trapiantistico nazionale, con ben cinque Centri Trapianti, ad effettuare 121 trapianti di organi nei soli primi tre mesi del 2021, con 34 donazioni di organi e 678 donazioni di tessuti, a sviluppare il trapianto da donatore vivente, a realizzare i trapianti multiorgano, a perfezionare la tecnica del cross over, a effettuare trapianti anche nel lungo e duro periodo del Covid, durante il quale è stato purtroppo inevitabile rallentare parecchie erogazioni di servizi per concentrare energie e tecnologie nella cura degli infettati”.

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