quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Mercoledì 01 DICEMBRE 2021
Lombardia: non basta vincere la maratona per premiare la sanità



Gentile Direttore,
la Regione Lombardia, allo scadere dei cinque anni di prova della così detta riforma Maroni, già prima di quest’estate, si era posta l’obiettivo di un ulteriore intervento sul sistema regionale lombardo. Il desiderio di modifica nasceva da due importanti considerazioni: l’insufficienza mostrata dal sistema durante la grave crisi epidemica, ma già presente in diverse forme nella gestione degli ultimi anni, e la presenza di un Assessore alla Salute del calibro e capacità della dottorezza Moratti.
 
Sul primo punto non sarebbe corretto sparare, solo oggi, se non ci si accorgesse che la nuova riforma ha lasciato tutto immodificato ed irrisolto. Per quanto riguarda la figura dell’Assessore spiace dover registrate una sua accondiscendenza ai programmi di un partito, non il suo, che ha da tempo fallito il proprio ruolo e mistificato i propri obiettivi.
 
La riforma presentata, infatti, dal Presidente (leghista) Fontana, è stata imposta quale fosse una gara podistica (la maratona) sottolineando che i “ concorrenti ” sarebbe corsi anche di notte e nei giorni festivi !
 
Ma al traguardo è arrivato un nulla. Nulla che riguardi la ristrutturazione del governo centrale del sistema; quali compiti spettano all’Assessore; come saranno divise le deleghe al Direttore Generale e/o ad altre eventuali ed auspicate direzioni generali di settore; chi deciderà nell’attribuzione degli accreditamenti che, con le nuove regole nazionali, andranno tutti rivisti e attribuiti mediante vere e proprie gare?
 
La ricognizione dell’esistente, qualora sia stata fatta, anche se ne dubitiamo, ha permesso di vedere quali sono le strutture mancanti ovvero quelle moltiplicate e quante di queste sono pubbliche ovvero convenzionate; è stato fatto un “piano industriale pluriennale” di un’azienda che coinvolge dieci milioni di cittadini, 22 miliardi di bilancio su un bilancio regionale complessivo di 36 miliardi, e circa 90 mila dipendenti?
 
E’ da ritenere che una personalità, quale quella dell’Assessore, partecipe del mondo industriale e assistenziale abbia tutte le qualità e capacità per rispondere ai tanti interrogativi che una “vera” riforma imponeva.
 
Ma la riforma Fontana non da nessuna risposta. Non la da neanche al documento presentato dall’Agenas, che spesso preso a fumoso riferimento, non è stato mai attenzionato nei suoi contenuti. Dove è finita la proposizione di istituire un’ATS unica con compiti di valutazione dell’esistente, di controllo, di ridefinizione delle competenze e ampiezze territoriali, della negoziazione e contrattazione dei vari erogatori?
 
Nella riforma leghista mancano tutta una serie di proposizioni e prospettive che riguardano interi settori della sanità: dalla prevenzione che non si sa chi debba farla ; dalla costituzione dei distretti e per la loro attuazione il coinvolgimento o meno dei sindaci; dall’integrazione socio-sanitaria; dal futuro delle strutture ospedaliere e medici di medicina generale e pediatri. Senza parlare del rapporto pubblico-privato.
 
A tutte queste domande si risponde riprendendo le molto discutibili proposizioni introdotte dal Pnrr. Quale la panacea di una riforma possa consistere solamente nello spendere denaro (a prestito!) per costruire “ case di comunità ” (circa 200), senza infermieri (a detta dell’Agenas ne mancano 50.000) e senza medici essendo quelli impegnati nella medicina generale e pediatrica, già oberati dal loro lavoro, in una convenzione che dispone un’ora di servizio giornaliero per 500 assistiti, 2 ore per mille e tre ore per 1500. E gli specialisti da dove saranno reclutati, così come quelli richiesti per i fantomatici “ ospedali di comunità” (60)?
 
Spiace per l’Assessore Moratti, ma non è degna una riforma che dopo i cinque anni di valutazione della precedente, aspiri esclusivamente a recepire i principi di un Pnrr, riceverne i fondi, 2,69 miliardi, e spenderli senza alcun criterio o piano degno di questo nome.
 
Un’ultima osservazione per la dottoressa Moratti: se non fossero esistiti gli stanziamenti del Pnrr cosa avrebbe proposto per una vera riforma regionale
 
Claudio Testuzza

© RIPRODUZIONE RISERVATA